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giovedì 23 settembre 2010

Il lato oscuro di Guiselle.

Era da un po' che le nubi erano all'orizzonte. Raul non immaginava cosa sarebbe successo ma sentiva sarebbe successo qualcosa. E' una sorta di istinto che mette in guardia la preda, ancor prima che il predatore sia visibile. Guiselle arrivò con il fascino che hanno le rose quando conservano il loro colore ma hanno già perso la consistenza carnosa. Un brivido corse sulle braccia e le gambe di Raul, facendogli drizzare tutti i peli. Era bella Guiselle con i suoi lunghi dritti capelli che incorniciavano il suo viso da principessa di una sconosciuta civiltà precolombiana. Fine settembre con quelle strane giornate di confine tra estate piena ed inverno profondo, lei aveva un vestito che sembrava rubato alla primavera. Raul aveva mani dure, piene di segni che avevano rimpiazzato le impronte digitali, rette da braccia e spalle possenti. Era un desaparecido non ancora scomparso. Le mani nervosamente stringevano un anellino d'oro, figlio di mille ore di sacrifici a respirare polvere e fumo. Ripeteva a memoria in una sorta di frenetica schizofrenia la sua dichiarazione. La sapeva benissimo, come benissimo sapeva che al dunque la lingua lo avrebbe tradito per fargli fare la figura dell'imbranato. Poco importava. Guiselle gli si avvicinò baciandolo. La strinse a sé e, quella sensazione di ferita imminente, gli fece aumentare la salivazione come a sciacquare una strana sensazione di ferro in bocca. Non era successo nulla ma si sentiva come un pugile l'attimo dopo il colpo da knock-out. La guardò fissa negli occhi e si inginocchiò per dare voce alla frase che ripeteva da giorni nella sua testa. Guiselle capì. Il suo viso di luna si rabbuiò. 
No, ti prego. Non prima che ti chieda una cosa. 
Raul comprese subito che le nubi, poco tempo prima all'orizzonte, a breve sarebbero diventate uragano. Restava solo da capire se avrebbero portato solo danni o anche morti e feriti. Rimase in silenzio, in attesa del vento distruttore di case. 
Quando conoscerai il mio lato oscuro mi amerai ancora? Riuscirai ancora ad abbracciarmi?
Raul rimase immobile sotto le prime gocce di pioggia, puntute come chiodi arruginiti. Sapeva alla perfezione il significato di quelle parole ma erano una sorta di ricordo imbarazzante e terribile da nascondere. Accennò un'espressione indefinita, senza senso, contenuta nell'ampio spettro che delimita il dolore più profondo e la gioia più sguaiata. Gli occhi rimasero fissi in quelli di lei ma privi di luce, come spenti.
Fu Guiselle a distogliere gli occhi cercando di divincolare le mani da quelle di Raul che cercavano di trattenerla. Raul aveva braccia possenti e mani con una presa d'acciaio ma non riuscirono a trattenere il corpo di Guiselle bagnato dalla pioggia. Scappò via con una corsa bruciante che si arrestò a un centinaio di metri da lui. Si fermò a guardarlo, mentre fra sé e sè lo perdonava, che in fondo non aveva colpa di nulla. Raul ricorda ancora i suoi capelli e il vestito di fiori di fuoco intriso di pioggia, appiccicato alle sue gambe. Anche se fosse riuscito a trattenerla, sapeva che non sarebbe mai riuscito ad amarla come prima. Avrebbe voluto solo fermarla per il tempo necessario di donarle quel piccolissimo anello d'oro.   

sabato 18 settembre 2010

Pensiero strano del 18 settembre

Ci sono giorni che mi impongo di pensare a qualcosa di strano. Lo faccio specialmente nei giorni di pioggia, come oggi. E' un pensiero che riguarda la capacità di giudicare il bene e il male, dunque di comportarsi di conseguenza. Però è difficile poterlo fare. Potremmo aiutarci con la psicologia del comportamento, provando a leggere i micromovimenti del corpo che conducono a tensioni, timori e quant'altro. Sarebbe comunque solo un aiuto perché non è una scienza esatta. Il nostro corpo è definito come una macchina perfetta, il mio non lo è di sicuro: sono miope, ho la sinusite cronica e soffro di una tendinite fastidiosissima. Che poi la perfezione esiste solo se legata a ad uno scopo. Un aspirapolvere (ho scoperto oggi che è un sostantivo maschile!) è una macchina (quasi) perfetta per fare le pulizie; l'automobile è una macchina (quasi) perfetta per farti spostare velocemente da un posto all'altro. Il corpo umano è perfetto per cosa? Dovendosi adattare a fare millemila cose, è adatto a tutto ma perfetto per niente. Forse, per paradosso, è perfetto perché capace di adattarsi a tante (troppe) cose. Nemmeno questa affermazione è vera. Ci sono un centinaio di cose che il corpo umano non può fare.

In giornate di pioggia come questa, vado su Ondarock leggo un paio di recensioni a caso e scarico un cd da ascoltare. Oggi mi ha colpito Plans dei Death Cab For Cutie. La copertina è fantastica e anche i titoli sono interessanti, evocativi direi. Su tutti Different names for the same thing e Your heart is an empty room.
Sempre seguendo la logica del pensiero strano, sono arrivato ad una domanda. Cosa modificheresti del tuo corpo? No, non intendo sotto il lato estetico. Ho la fortuna, citando Zoolander, di essere bello bello in modo imbarazzante. Pensavo ad una qualità del corpo. Dopo ore e ore di riflessione, ma che dico ore, minuti e minuti, la risposta è che mi piacerebbe avere la possibilità di guardare le persone con occhi diversi, diversi tra loro. Con l'occhio destro vorrei avere la capacità di vedere solo le cose buone, con l'occhio sinistro solo le cose cattive. Sarebbe una sorta di specializzazione utile, forse no. Ora come ora entrambi gli occhi percepiscono tutto, spesso in modo troppo confusionario. Chiudo un occhio e vedo il bene, con l'altro il male. Sarebbe più facile giudicare, eviteremmo quei processi di autoinganno dovuti all'abitudine. O forse, com'è più probabile, continueremmo ad ingannarci. Alla fine forse è più che sufficiente tenere gli occhi ben aperti.

Ah, se vi capita ascoltate i Death Cab For Cuties...

domenica 12 settembre 2010

Una riflessione veloce sulla stronzaggine femminile.

Ieri sera, dopo un estenuante allenamento all'IKEA, con la mia bella ci siamo messi sul divano. Un po' di zapping tra il Milan che faceva una figuraccia contro il Cesena e Miss Italia. Ovviamente, la mia fidanzata guardava il Milan ed io le topone. Quest'oggi tra un cazzeggio e l'altro, faccio un po' di rassegna stampa e finisco sul blog di Selvaggia Lucarelli. Fino a ieri l'unico Lucarelli a me noto era l'attaccante ex-Livorno, oggi ho conosciuto anche Selvaggia.

Nell'ultimo suo post si premura di farci sapere che "insomma, la voce è più che insistente e io ve la spiffero in assoluta anteprima: la storia che a Miss Italia ci sarebbe una concorrente trans in effetti dicono sia vera". Miii, che sgoop. Si sarà procurata le cartelle cliniche dell'operazione, in faccia a qualsiasi legge sulla privacy! Che giornalista d'assalto. Invece no. Semplici pettegolezzi fondati sul nulla. Anzi, no... un indizio importante c'è, come scrive: "una tizia la cui altezza desta già qualche sospetto: è alta 1.84". Sono dell'idea che non è un assioma credibile quello che dice che una donna alta 1.84 è un trans, come non è accettabile il fatto che una tettona che gira un film diventi automaticamente un'attrice. Negli anni passati per diventare attrici si faceva la gavetta, adesso si fanno i pompini. Come cambiano i tempi. Comunque...


Se sulla tizia in questione c'è il sospetto di "transaggine", sulla Lucarelli non c'è più dubbio che sia una idiota. Io l'ho sempre detto che alcuni uomini sono stronzi. Nessun uomo stronzo, però, può competere con la stronzaggine di una donna.

Poi mi viene da pensare una cosa... la mia ragazza è alta 1.85... devo iniziare a preoccuparmi?

mercoledì 8 settembre 2010

(UnPOdiESIA): Mentre eri via

 Mentre eri via 
Ho osservato il tempo
Provando ad aggiustarlo
Non credo di esserci riuscito 
Rimane troppo lento quando sei lontana 
E corre veloce quando sei con me 
Mentri eri via 
Ho ordinati i sogni ed i pensieri 
Per non rischiare di dimenticarli 
E non poterli condividere con te 
Mentre eri via
Ho disegnato linee nella sabbia 
Per poi costruire muri di pietre bianche 
Perché non si torna mai veramente 
Se non c'è una casa ad aspettarti 
Mentre eri via 
Ho dipinto le pareti 
Aiutato dalle farfalle che a milioni 
Hanno sfiorato le pareti con le loro ali 
Il risultato è particolare
E so che ti piacerà
Al soffitto ho messo quel che rimane
Del bagliore luminoso delle stelle cadenti 
Negli angoli della tua stanza 
Ci sono librerie per i libri che hai letto
Quelli che leggerai 
E quelli che potresti scrivere 
Mentre eri via 
Ho studiato il cielo ed i venti 
Ho programmato i mille viaggi che faremo 
Ho pensato a mille modi per accendere il tuo sorriso 
Mentre eri via 
Su tutto 
Ho atteso il tuo ritorno.

lunedì 6 settembre 2010

Bear Grylls: nella savana con saccopelo a cinque stelle.

Ultimamente il mio motto è "Verso l'avventura e oltre!!!". Sì, lo so, non è originale... l'ho rubato a Buzz Lightyear. Come mai vi chiedere voi. Colpa di Sky, Discovery Channel. Per essere più chiari la colpa è di un documentario con Bear Grylls, dal titolo "L'ultimo sopravvissuto" che spiega tutte le tecniche di sopravvivenza nei posti più sperduti del mondo: savana, giungla, foresta pluviale, ghiacciai artici, studi grafici, banche, call center e negozi di moda durante i saldi. Nei 60 minuti circa di tv-spettacolo insegna a costruire un riparo, a trovare l'acqua e il cibo (normalmente delle cose immangiabili) e ad orientarsi. Insomma tutte quelle cose utilissime per tornare a casa sano e salvo. La domanda che vi girerà in testa è la stessa che gira nella mia: per quale cazzo di motivo mi dovrei perdere nella savana, in siberia, nella giungla o sa il cazzo dove. Il posto più pericoloso che ho frequentato, dopo la Baia Imperiale, è il lido di Policoro. Però... ammettiamo il caso che una sera bevo un bicchiere di troppo e il giorno dopo mi ritrovo tra dune e sabbia nel Sahara... io mi uccido. Magari non mi impicco... perché se trovo un oasi con acqua e datteri, sarebbe da idioti attaccarsi ad un albero. Di sicuro non mi metto a cacciare scorpioni, serpenti e lucertole per mangiarmele. 
Lo confesso! Da quando sono diventato amico di Bear Grylls vedo il mio giardino con occhi diversi: il lombrico è diventato fonte di proteine, la cacca del cane di acqua. Anche gli oggetti hanno assunto una valenza nuova: non esco più senza il mio coltello e la borraccia. Bisogna essere previdenti. Infatti, quando mi alzo la mattina, lego al letto il filo interdentale e vado in bagno a lavarmi la faccia. Con questo espediente non rischio di perdermi! La mia vita è cambiata in maniera sostanziale. Quando compro le scarpe, cerco solo scarponcini in goretex per tenere il piede caldo e asciutto e con suola a carrarmato per l'aderenza e rinforzo d'acciaio (morire per aver calpestato un pesce pietra sarebbe da idioti), ovviamente, con tomaia rinforzata per evitare morsi della letale vipera della morte (che vive solo in Australia lo sò, ma con la globalizzazione è meglio stare attenti!!!); i pantaloni devono essere in materiale tecnico impermeabile, traspirante, antisudore, repellente, dermoristrutturante e, se necessario, purgante; i giubbotti impermeabili con cappuccio e anti strappo, cuciture a caldo in gomma e antivento, antiscippo, antivirus, antidialer e antistante. Ho comprato anche un SUV con gps e bussola. Il navigatore non mi serve più. Con Bear Grylls la strada più veloce è quella dritta tra il punto A e B. Non importa se ci sono frutteti, piscine, asili, agriturismi, ospedali o cimiteri. Io tiro dritto!!
Domani per lavoro sarò in trasferta. Pregusto già il momento, quando con la mia giacca termica mi costruirò una tenda, con le mie mutande in lycra elastica una amaca, con il mio coltellino svizzero mi procaccerò il cibo e con arbusti e foglie secche accenderò il fuoco. Poi con la carta di credito mi pagherò la notte in albergo... che metterò in conto all'azienda.
Ps. Se Bear Grylls dovesse venire, per qualsiasi motivo, nella vostra città... occhio al vostro cane, gatto, uccellino e/o pesce rosso. Io vi ho avvisati!

(Nella foto Bear Grylls da McDonald che mangia un Zebra Burger)