"La libertà è sempre la libertà di dissentire."
"Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene."
Storie improbabili al limite del reale, dove il paradosso diventa realtà e quando ti volti non mi vedi più... ma sei tu ad essere sparito!
Questo blog, per quanto piccolo, è fortemente contro la vergognosa legge in questione. Se lo siete anche voi, condividete questo video. Non accettate il bavaglio. Disobbedire, in questo caso, è un dovere.
Kafka l'ha già descritto nettamente meglio di quanto farò io nelle prossime righe. Tanto meglio che potrei evitare di scriverlo. Però... quanti di voi hanno letto Kafka? Alzate la mano. Qualche audace conosce Gregor Samsa. Allora mi tocca scrivere la mia odissea. Sono un disoccupato e, già di per sé, questa sarebbe condizione bastevole e sufficiente per non avere ulteriori rotture di maroni. Sarebbe bello, vero? Invece no. Rottura di maroni. Come tanti disoccupati vado a fare domanda di disoccupazione. Mi chiedono l'ultima busta paga. Sarei tentato di presentare un gratta e vinci ma non sono dell'umore giusto. Arrivo nell'ufficio preposto. Prendo il tagliandino per la coda. Sono il numero 39. Guardo il display con il led rossi: 44. Cos'è? Una coda a ritroso? Un altro disoccupato in attesa di sentenza mi dice che bisogna arrivare a 99. Da lì si azzera tutto e riparte il conteggio. Fondamentale la lettera prima del numero. Sono B39 come il sottomarino sovietico. Almeno mi sono portato da leggere. Previdente. Quando mi chiederanno un pregio devo ricordarmi della mia innata previdenza (sociale). Dopo tante pagine e un paio di ore dopo, tocca a me. Entro e a velocità supersonica (giuro, la pratica più veloce del west!!), l'addetto mi compila la domanda di disoccupazione. Riceverò risposta e assegno nel giro di 15/20 giorni. WOW! Incredibile. Vado a casa contento. Come può esserlo un disoccupato. Ricevo risposta nel periodo indicatomi. Domanda rifiutata per mancanza di contributi ecc, ecc... E figurati! Torno all'ufficio. Questa volta non c'è nessuno. Davvero! Arrivo, mi siedo in attesa del mio turno (la forza dell'abitudine) ma l'impiegato sorridendo dice che posso accomodarmi. Presento la lettera di rifiuto. Controlla tutti i miei contributi. 2007 e 2008 inesistenti. Ho le buste paga che attestano che ho lavorato. L'entusiasmo che ho messo nel lavoro nelle busta paga non è indicato (fortunatamente). Il solerte impiegato picchietta sulla tastiera del suo computer. Io mi guardo in giro. Dietro campeggia una foto di Ibrahimovic esultante dopo un goal segnato. Sullo sfondo vedo delle maglie rossoblù famigliari. Figurati se dei 100.000 goals che ha fatto non dovevano immortalarne uno segnato alla mia squadra. Fisso Ibrahimovic. Lui mi guarda dall'alto dei suoi 11 milioni di euro all'anno. Abbasso lo sguardo. Umiliato da un poster, puttana Eva. Mentre il solerte impiegato picchietta la tastiera, io volo pindaricamente in ville a Malibù. Ah, ecco qui!! Trovato il problema. Ho due posizioni fiscali. La prima fa riferimento a me con solo il mio primo nome; la seconda sempre a me ma con il primo e il secondo nome. Che bello avrò due pensioni! No, non ne avrò nemmeno una. Perchè le due posizioni non arriveranno ad avere i contributi necessari. Interessante. Non resta che unire i miei due me fiscali, per risolvere tutto. Sì, proprio così afferma il solerte impiegato. Facciamolo, perdinci!! Sì, ma non subito, troppo bello!! Devo andare nel comune dove sono nato e farmi lasciare l'attestato di nascita e un documento che attesti che, i due omonimi, nati lo stesso giorno e che lavorano da anni per la stessa azienda, sono la stessa persona. Faccio notare all'impiegato solerte che ho un nome particolare, molto particolare, ed un cognome diciamo pittoresco. Non come l'Ajeje Brazov di Aldo, Giovanni e Giacomo ma rende l'idea. Niente da fare. La burocrazia regna sovrana, 'sta puttana! Saluto ed esco. Uscendo prendo già il numerino per l'indomani. Mossa subdola ma scaltra. Meno male che il mio comune di nascita è poco lontano da quello di residenza. Il giorno successivo sono il primo all'ufficio anagrafe. Risolvono il mio problema di bipolarità fiscale, uccidendo il mio secondo nome. Corro ai sindacati. Fila sopportabilissima, non vale la pena di mettersi a leggere. Entro e presento tutto il necessario. Unirò tutti i miei contributi e sarò un disoccupato con il sussidio. Che culo!!! Il solerte impiegato picchietta sulla tastiera. Compila la mia richiesta di disoccupazione. Accidenti, però c'è un problema. Ora che le è stato, a livello fiscale, soppresso il secondo nome, non corrisponde più il suo codice fiscale. Avete presente il mio amico Arnold quando imbronciando il suo musetto nero sibilava "che cavolo stai dicendo Willis?". Ecco, sono io. Devo andare all'Ufficio dell' Agenzia delle Entrate competente. Presentare il modulo che mi ha rilasciato il comune dove sono nato che attesta che io sono io, ma un po' meno io di prima, farmi rilasciare un nuovo codice fiscale e chiedere l'annullamento della posizione precedente per evitare nuove complicazioni. Agisco. Arrivo all'Ufficio competente. Mi accoglie un impiegato che mi ricorda Lord Fenner. Ho quasi paura a chiedere. Si rivela competente, efficiente e anche simpatico. Torno dal solerte impiegato. Il puzzle è completo. Picchietta sulla tastiera, questa volta, senza imprevisti. Devo mettere quelle 30 firme sui moduli di unificazione posizione, annullamento posizione incorporata, richiesta di disoccupazione. Metto tutte queste firme, tenendo indice e medio della mano sinistra incrociati. Non si sa mai. Ok, è tutto a posto. Riceverà l'assegno nei prossimi 15/20 giorni. Mi sembra di aver vinto la finale di Champions League. Guardo Ibrahimovic dietro le spalle del solerte impiegato. Mentalmente gli faccio un medio. Tu la Champions League non l'hai mai vinta!! Esco saltellando dall'ufficio. Fuori è una giornata bellissima. Quasi estate. Un sole caldissimo e un bel venticello. Sono disoccupato è vero. Ma sono in salute e, con un po' di ottimismo, anche questa crisi passerà. Ora salgo in moto, vado a casa, mi faccio due panini, prendo il plaid e vado al lago per tutto il pomeriggio. Programma fantastico. Tutto sommato essere disoccupati non è male! Mi dirigo verso la moto. Cammino e cammino e cammino fino a casa. Perché qualche stronzo mi ha rubato la moto!
E' inutile dire che una delle mie canzoni preferite è "Sui giovani d'oggi ci scatarro su" degli Afterhours e non posso negare che mi piace prendere in giro usi e costumi dei gggiovani d'oggi. E' ovvio che lo faccio perchè sto invecchiando anagraficamente pur mantenendo uno spirito da "fulminato". E' dunque palese che sono invidioso dei diciottenni di adesso e, l'unico modo che ho per vendicarmi dei 18 anni che mi dividono dai miei 18 anni, è prendere in giro i diciottenni di oggi. Però, tengo a precisare che il mio non è astio, anzi, quando posso faccio di tutto per aiutarli. Soprattutto in questi tempi duri di crisi, nei quali per i giovani è troppo difficile affermarsi e conquistare la loro indipendenza. Tanto che a maggio 2009 sono andato ad Amburgo, al "Sexy Heaven", situato nel famoso quartiere a luci rosse di St. Pauli, per aiutare la 19enne Carolyn Berger, meglio conosciuta come Sexy Cora, nel suo intento di battere un record. Per lei, le sue ambizioni e la sua voglia di affermarsi nel mondo dei grandi, ho preso un aereo e sono volato nella città dove sono stati inventati gli Amburgher (vabbè, 'sta cazzata potevo evitarla!). Prima di accedere alla fila dei volontari, bidé di rito e via ad aiutare una amica. Tutto stava procedendo bene al "Glory Hole" ma, purtroppo, dopo 50 minuti e al 75esimo "volontario" Cora ha dovuto desistere per un forte affaticamento che le ha procurato dolorosi mal di testa fino a farla svenire. Il record così è rimasto imbattuto. Io ho provato a rianimarla (non solo perché era arrivato il mio turno al "Glory Hole") ma, quando ho visto che avrei dovuto ricorrere alla respirazione bocca a bocca, ho lasciato perdere. Una volta ripresasi, Cora era molto giù di morale. Si era allenata molto negli ultimi mesi, tanto che il buon umore degli uomini di Amburgo era a livelli altissimi, ma al momento della verità, la nostra ha fallito. Non preoccuparti Cora. Hai tutto il nostro appoggio morale (e non solo), il futuro è tuo, hai solo 19 anni. Siamo tutti fiduciosi che a breve quel record sarà tuo e che, una volta fatta la bocca al successo, lo migliorerai sempre più. Per quanto riguarda i "volontari" non credo farai fatica a trovarli. Che dire ancora? Non ti arrendere, batti quel record. Rendi tuo padre orgoglioso di te!
L'altra sera stavo parlando con il cantante degli Smashing Pumpinks che sta facendo un stage dal pizzicagnolo sotto casa mia. Si parlava del più e del meno, sui nuovi fantamirabolanti traguardi della musica gggiovane. Ogni tanto mi distraevo per via del mio ciuffo emo che mi cadeva sull'occhio sinistro. Ciuffo che a furia di cadere, a quest'occhio ha provocato una congiuntivite. Lui prima di lanciarsi nella musica era un discreto ottico praticante ma non credente. Due impacchi di olio e menta al giorno e tutto sarebbe andato a posto mi assicura. Ho provato il suo consiglio e, nonostante mi sia molto simpatico, credo abbia fatto bene a lanciarsi nella musica. Ora è un bravissimo pizzicagnolo apprendista. Nel negozio dove lavora posso comprare un salame felino ottimo e lui lo taglia finissimo proprio come piace a me. Quasi dello spessore di un cd. Facciamo grandi discorsi sulla qualità e lo spessore, lui dice che la musica deve essere come il salame felino sottile ma concreta e saporita, poi si sfoga contro noi giovani emo che scarichiamo tutto da internet e siamo, a suo dire, inconsistenti come gli mp3 che tanto amiamo. E scagliandomi una fetta di taleggio che mi colpisce in piena fronte rovinando il mio ieratico ciuffo emo aggiunge che siamo una generazione veloce e rapida ma che, in quanto tale conserva il pregio, se Dio vorrà, di estinguersi in maniera altrettanto rapida e veloce. Prendo il mio nuovo cellulare Emo-phone di 4a generazione (le prime tre sono state saltate perchè buggate) e video chiamo la mia “gorlchelovvotanto” per sistemare il mio ciuffo emo. Duda, così si chiama la mia “gorlchelovvotanto”, appena mi vede con il mio ciuffo emo diventato bianco di taleggio mi video urla Gigiu, sei troppo stiloso!! che hai fatto al tuo ciuffo? Decido, allora, ti tenerlo così.
Nessun ragazzo Emo è stato maltrattato durante la scrittura di questo post. Però la sera prima...
Cliccate con il destro e scegliete Nuovo->Booleano. Inserite network.protocol-handler.external.ed2k e valore True.
Cliccate ancora con il destro ma ora scegliete Nuovo->stringa. Il nome del parametro sarà network.protocol-handler.app.ed2k e valore /usr/bin/ed2k. Quest’ultimo rappresenta il programma che gestisce i link ed2k, in base alla vostra distribuzione/installazione potrebbe trovarsi in path differenti.
Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto.
Top Secret è un film demenziale del 1984. Protagonista è Val Kilmer che interpreta il cantante di surf/rock Nick Rivers che viene (per errore) invitato ad un festival musicale nella Germania Est in piena guerra fredda. Qui conosce una ragazza il cui padre è stato rapito dal regime per fargli produrre una super-arma e il cantante viene coinvolto in una serie sempre più iperbolica di situazioni comiche, tra canzoni e sparatorie, inseguimenti e baci bollenti. E' un film divertentissimo, demenziale ma con spunti intelligenti. Perché ne parlo? Per una semplice ragione. Nel film in questione c'è una scena ambientata in una cella dove compare un oggetto dal nome Anal Intruder, in italiano tradotto come Percussore anale. E allora direte voi? Giusto, rispondo io. Nel film la fantasia degli autori sembrava essersi spinta ben oltre i limiti della realtà. Leggendo un articolo oggi, però, il vecchio adagio "la realtà supera la fantasia" assume una nuova valenza. Una donna di Arndale di 49 anni, nel tentativo di sperimentare qualcosa di nuovo ha sostituito l'Anal Intruder con un Jackhammer. Ah, per chi non sapesse Jackhammer in italiano lo possiamo tradurre come martello pneumatico.
A scanso di equivoci lo dico subito: "Sì, lo ammetto sono invidioso di Berlusconi è ricco ha successo e quando dice balle non lo beccano mai!". Ora che l'ho ammesso non si può più ricorrere a questa accusa per eludere le domande. Mi ritrovo a scrivere un articolo nel mio piccolo spazio online sul nostro Silvietto. Devo confessare che mi girano le balle, vorticosamente, uh come girano le mie balle. Girano perché lo stipendio degli italiani è tra i più bassi d'europa e i miei amici Adamo, Fabio, Christian, Andrea e altri sono in cassa integrazione. Ovviamente, non pretendo che giornali, radio e tv si occupino di Adamo, Fabio, Christian e Andrea. Molto meglio intasare tubi catodici e onde radio, sprecare carta e foresta amazzonica per parlare del divorzio di Silvio e dei suoi rapporti con la nipotina, figlioletta, amichetta (fate voi) Noemi. In un mondo normale la fine del rapporto matrimoniale di due persone dovrebbe essere questione personale dei diretti interessati. Non è così, in questo caso. Non può essere così visto quello che è saltato fuori. Se un Premier politico che mi rappresenta per il mondo diviene oggetto di accuse di questo tipo ha il dovere di fare chiarezza. Dovere che deve prima di tutto a se stesso e poi alle persone che rappresenta. I più precisi mi diranno che lo ha fatto andando da a Porta a porta. Mmmmh, direi di no. A me, che sono l'ultimo degli scemi, quello è sembrato un comizio senza contraddittorio, nel quale, oltre a non dare risposte a domande importanti, il nostro beneamato ha pure accusato la sinistra di aver manipolato la moglie nel tentativo di screditare la persona del Premier. A parte che mi viene da ridere per tre motivi principali:
Da sempre lo sport è un mezzo per apprendere valori sociali importanti quali spirito di squadra, collaborazione, disciplina, dedizione al sacrificio e capacità d'organizzazione. E tutto questo è doppiamente vero se riferito ad un caso successo in Lombardia, più precisamente a Monza. Forse, in questa occasione, i valori trasmessi dallo sport non sono stati utilizzati come sperava De Coubertin ma vediamo, cercando di capire, cosa è successo. Le forze dell'ordine dopo mesi e mesi di indagini sono riuscite ad individuare e, in seguito, arrestare una banda di ragazze che terrorizzava il territorio. Le ragazze in questione erano già conosciute in questura come le Fuche Fiche, gang nota per l'inaudita violenza delle affiliate. Dopo il primo arresto le tre ragazze, che chiameremo con nomi fittizi di pura fantasia Federica, Francesca e Valeria sono state avviate ad un percorso di reinserimento in società. Una parte di questo progetto prevedeva la partecipazione ad uno sport di squadra e la loro scelta cadde sulla vecchia passione: la pallavolo. Dopo il primo anno, nel quale tutto sembrava andare nel migliore dei modi, i primi problemi. Nella zona limitrofa al campo di allenamento iniziano a verificarsi furti sempre più importanti e brutali. Quando gli investigatori sembrano sulla buona strada, le ladre, nel frattempo ribattezzate "Occhi di gatto" per la loro scaltrezza, decidono di svaligiare un magazzino di lampadine. La polizia si ritrova così, da un momento all'altro, a brancolare nel buio. I colpi nel monzese si susseguono con una regolarità che alla lunga diventa un boomerang per le Occhi di gatto. Obiettivi dei colpi sono gioiellerie, banche, negozi fai da te, enoteche, tabaccai, macellai e vigili del fuoco (questi ultimi più per svago che altro). Alla fine la polizia con una minuziosa indagine e, grazie alla testimonianza di un benzinaio ora sotto protezione, riesce a risalire alle colpevoli e ad arrestarle anche per una prova inconfutabile trovata sul luogo del reato: una ginocchiera. Durante l'interrogatorio emergono tutti i particolari. Le ragazze attuavano tutti i colpi durante la fase di riscaldamento dell'allenamento di pallavolo. Quando la squadra usciva per correre i 15 consueti km, le ragazze fingevano di attardarsi e, una volta distaccatesi dal gruppo, iniziava l'azione illegale. Compiuto il furto e nascosta la refurtiva, le ladre raggiungevano la squadra continuando l'allenamento e garantendosi un alibi che per molto tempo le ha tenute nascoste all'occhi vigile della giustizia. Durante il processo attimi di tensione durante le deposizioni delle vittime. Indicativa della brutalità delle Occhi di gatto la testimonianza del fratello di un ragazzina presa di mira dalla banda. L'adolescente già di per sé complessata, in seguito alle numerose vessazione e angherie, ha finito per chiudersi in se stessa, perse le chiavi è morta soffocata. Ora che le Occhi di gatto sono state arrestate, con il processo in corso rischiano un minimo di 30 anni di reclusione, le nostre strade sono più sicure. Almeno fino alla loro prossima evasione...
Troppo spesso si dimentica il giorno prima. Nessuno ricorda il giorno prima di essere felici. La felicità ti esplode in faccia come un'anguria kamikaze e, con un colpo di spugna, cancella dalla memoria il giorno prima di essere felici. Ed è un peccato! Eh, sì è proprio un peccato perchè dimenticare il giorno prima fa perdere moltissimo al giorno della felicità. E' fondamentale conservare la sensazione di vuoto, di mancanza. Dimenticare di solito vuol dire dover rivivere ciò che si è dimenticato. A volte, poi, si rivive comunque quel senso di vuoto ma, l'averlo ricordato ci aiuta ad affrontarlo meglio. Bisogna sforzarsi di ricordare i giorni prima. Il giorno prima di essere felici è un giorno importante, perché mancava una cosa che è fondamentale: la felicità. Io ho imparato a ricordarli i giorni prima, tutti. Per questo ora riesco a sentire tutti i sapori, tutti i suoni della felicità. Il giorno prima, in alcuni casi, è anche meglio del giorno stesso. Perchè siamo corde di violino, vele tese su rotte sconosciute e, per questo, straordinarie. Siamo corpi strabordanti di speranza, buoni propositi, sogni, paure. Siamo vivi. Dimenticare il giorno prima è sconveniente perchè toglie un po' di felicità alla felicità. Spesso il giorno prima della felicità, è un altro giorno di felicità. Troppo spesso però non ce ne accorgiamo. Ogni giorno, dunque, è felicità? Non lo so. Lo spero.
Volevo scrivere un post sulla proposta di legge del deputato Matteo Salvini. Non ci riesco, mi viene da piangere. Cosa aggiungere a quello già detto e proposto? A questo punto proporrei una metropolitana con posti a sedere per i milanesi e carri bestiame per tutti gli altri. Detta così almeno farebbe ridere e non incazzare. Vabbè... vado a vedere Studio Sport.
E' difficile dire cosa provo. Rischierei di ripetere cose meglio dette da altri. Potrei giocare solo sulle sfumature. Difficile, impossibile spiegare. E' che lei è voglia di partire per conoscere, vedere cose nuove, lasciandola a casa per evitarle tutti gli imprevisti che portano le avventure; ma è anche, e soprattutto, la voglia di tornare per raccontare quel che ho vissuto, per farle vedere il mondo attraverso i miei occhi. E' la mano che ha messo pace, non completamente ancora, nelle mie stanze, nei miei cassetti, sui miei scaffali e mensole. E' il desiderio di perdermi in lei, nel suo abbraccio, nelle curve del suo sorriso, nella sua ombra che affianca la mia anche quando non c'è. E' difficile spiegare perchè, quando mi cammina a fianco tenendomi la mano, io mi sento un uomo migliore. Ha la levità delle ali del gabbiano che sfiora l'aria nel suo volo, quando le parole toccano argomenti delicati, conscia di dove e quando doversi fermare, attendere, portare pazienza. Dire cosa provo non è facile. Anche perché starmi vicino è impegnativo. Sono da sempre stato sfuggente, come onda del mare, sempre presente ma mai uguale. In lei ho trovato la spiaggia dove arrivare, spumeggiante ed esplodere fragorosamente. E' la mia spiaggia da accarezzare, uguale e sempre differente. Io arrivo, ogni volta, come onda diversa e mi accoglie, con le sue piccole pietre, disposte sempre in modo diverso. E ci abbracciamo, ci accarezziamo. Abbiamo sempre parole nuove, le sue sono quelle che gli amanti le incidono sul corpo, le mie sono quelle che riesco a leggere nelle sue cicatrici. Ecco cosa provo. Questo vortice di immagini insensato, toccante, confusionario, forse, sciocco ma sò che lei mi capirà.