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domenica 7 febbraio 2010

L'inutilità della stampa italiana...

Quando posso dedico parte della mia giornata alla lettura di giornali. Nell'intenzione di farmi un'idea a 360° cerco di leggere varie testate dal Giornale all'Unità, passando per Repubblica e il Corriere della Sera. Ultimamente mi sto rendendo conto che una rassegna stampa, oltre a non aiutarti a fare chiarezza, contribuisce a far salire banchi di nebbia davanti agli occhi.

Ho sempre saputo che i giornali sono schierati politicamente e non è una cosa che mi turba. Ritengo normale che dietro un giornale ci siano un direttore e dei giornalisti con proprie idee politiche. Ne consegue che dietro ad un giornale è inevitabile che ci siano idee politiche. Il problema però comincia qui. Chiunque sa che comprando l'Unità compra un giornale di sinistra e, al contrario, comprando Il Giornale. Però la missione informativa si esaurisce dove cominciano i campanilismi e le commistioni tra partito, editore, direttore e linea editoriale.

In un mondo ideale, comprare un giornale di sinistra dovrebbe aver come conseguenza la possibilità, per il lettore di informarsi, di approfondire il mondo politico di sinistra. Avremmo l'utilità di conoscere i programmi, i leaders, gli uomini emergenti dello schieramento politico per il quale simpatizziamo. Eventualmente, sempre in un modo ideale, avremmo l'occasione di trovare critiche motivate all'altra parte politica. Parafrasando la proprietà commutativa dell'addizione, potrei dire che scambiando gli addendi il risultato non dovrebbe cambiare.

Purtroppo, sempre più spesso, la mia rassegna stampa per capire dove sta andando l'Italia risulta inutile. Non pensate a me come il cliché del parlamentare che passeggia con un malloppone di quotidiani sotto il braccio. No. Io mi alzo e da internet passo in rassegna tutte, buona parte, delle principali testate. Ultimamente questa operazione è inutile e dannosa. Le statistiche dicono che gli italiani sono un popolo di "non-leggenti". La colpa di chi é? Di chi non legge o di chi scrive? Partendo dal presupposto che chi scrive dovrebbe informare e chi legge informarsi, il mio umile parere è che questa catena informativa si sia spezzata. E nemmeno tanto involontariamente: un popolo con le fette di prosciutto sugli occhi può essere molto utile.

Oggi è sempre più arduo informarsi e la cosa assurda è che, secondo me, in questo periodo storico informare potrebbe essere la cosa più semplice da fare. Faccio un esempio pratico. La linea editoriale de Il Giornale di oggi è palesemente orientata nel "distruggi Di Pietro e zone limitrofe", scrivendo di finanziamente ottenuti da una emittente tv fallita. Repubblica martella Berlusconi su tasse e D'Addario e così via.

Non è più possibile leggere un giornale per avere informazioni complete e approfondite su un disegno di legge, su un programma di partito o questioni di economia spiccia che sono poi quelle che interessano gli italiani. I giornali invece di parlare di cose scomode, di portare nelle case dei cittadini ciò che la politica cerca di omettere, accetta il gioco dei politici stessi. Le varie testate invece di dare informazioni eque e imparziali, non risparmiando eventuali critiche, massacrano gli avversari politici senza ritegno, considerando sinonimi i termini prove e illazioni. Oppure ci sono gli articoli "a la page". Oggi fa figo parlare della nuova legge sulla privatizzazione dell'acqua? Scriviamone per un paio di giorni. Poi il silenzio completo. Per non parlare degli articoli gossipari per distogliere l'attenzione da fatti importanti.

Dicevo prima che informare oggi, con un po' di volontà, potrebbe essere una cosa semplice. Basterebbe seguire due principi fondamentali: trasparenza e chiarezza, al limite un po' di buon senso. Se le linee guida dei giornali italiani fossero queste, probabilmente potrebbero assurgere a qualcosa di più importante, invece che finire a fare i fondi nelle gabbiette degli uccellini.

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