La mia amica Marina convive con Matteo ed hanno due bambini. Lei è una bravissima educatrice, di quelle che ci mettono anima ed entusiasmo e, come ogni educatore che si rispetti, vive più di gloria che di stipendio. E' una libera professionista... che detto così fa molto figo ma in realtà significa che ha una partita IVA, un contratto di lavoro con un cooperativa che non la tutela per quanto riguarda mutua e ferie. Marina durante l'anno segue casi molto impegnativi: ragazzini autistici, minori con gravi problemi familiari o adulti disabili. Verso maggio, con l'arrivo delle vacanze, va in crisi. Perché per lei vacanza è una parola che ha una terribile assonanza con mancanza di stipendio. Inizia a saltare le pause pranzo per andare a fare colloqui per trovare lavoro a giugno e luglio... L'altro giorno ci siamo incontrati per caso poco fuori da un bar. Io avevo una giornata libera, lei invece era appena stata avvisata che il ragazzo che doveva accompagnare era a casa malato. Nei suoi occhi c'era un po' di sconforto visto che che la malattia di quel ragazzo significava una mattinata di lavoro perso.
Così abbiamo scambiato due chiacchiere davanti ad un caffé e mi ha raccontato un colloquio che bisognerebbe filmare e condividere su youtube. Qualche giorno prima era stata contattata da una sorta di cooperativa specializzata nei servizi ai disabili gravi. L'offerta di lavoro a breve, anzi brevissimo termine, consisteva nell'accompagnare una dozzina di disabili gravi in villeggiatura. Dopo un colloquio fittissimo di domande riguardo la sua formazione e le sue esperienze professionali, nel quale ogni treperdue si pontificava sulla qualità del servizio offerto e sull'eccellenza dei professionisti assunti (cosa che faceva sperare anche in uno stipendio decente), Marina sembra aver convinto la responsabile che continua a ribadire che il lavoro richiede una presenza praticamente di 24 ore su 24 dal 15 giugno al 15 luglio. Entusiasmo alle stelle: tanto lavoro, tanti soldi. Arrivati al dunque, dopo la tiritera sulla professionalità e sull'eccellenza del servizio ecco la proposta economica... una proposta da far cadere i coglioni per terra. L'evidenza che chi si occupa di disabili e deboli, è considerato meno di una merda secca in campo di frumento. 1100 euro lordi per un mese di lavoro che richiede grandi motivazioni e persone serie, affidabili e responsabili.
A questo punto Marina ha uno scatto d'orgoglio. Guarda negli occhi la direttrice e molto educatamente risponde: "Guardi, se mi avesse chiesto di venire a fare volontariato avrei accettato volentieri, però mi rifiuto di venire a lavorare a queste condizioni è un insulto alla mia professionalità".
A qualcuno sembrerà un inutile scatto d'orgoglio, perché tanto qualcuno che accetterà a quelle condizioni lo troveranno comunque. Per quanto mi riguarda un plauso alla mia amica Marina, perché credo che se tutti trovassero il coraggio di comportarsi in questo modo le cose andrebbero un po' meglio e il lavoro sarebbe un luogo di dignità e rispetto. Purtroppo, sempre più di frequente, i valori e i principi vengono sacrificati sull'altare delle necessità.
2 commenti:
Hai perfettamente ragione, tutti dovrebbero avere la forza di pretendere il rispetto della propria dignità sia sul lavoro che nel resto! E di sicuro le cose sarebbero migliori!
Purtroppo a volte bisogna scendere a compromessi, la tua amica ha fatto benissimo in questo caso, ma non è sempre così semplice perché di orgoglio non si vive e quando a fine mese i soldi scarseggiano purtroppo si accettano anche le situazioni peggiori.
Sono anche io un "libero professionista" e spesso ho lavorato ricevendo lo stipendio in ritardo di mesi, lavorando per sei mesi o più e ricevendo il compenso anche un anno dopo rispetto all'inizio del lavoro. Conviene? No, ma lavorando nel pubblico a fare troppo gli schizzinosi, poi si viene esclusi dal "giro" e per non accettare un situazione sbagliata, si rischia di non avere più l'opportunità di lavorare.
Il punto, secondo me, è che i lavoratori non dovrebbero essere messi davanti alla scelta soldi o dignità, dovrebbero essere già più tutelati a priori perché come hai fatto bene a specificare "libero professionista" non significa milionario, ma solo lavoratore abbandonato a sé stesso.
Auguro tantissima buona fortuna alla tua amica e a tutti i precari ovvero "l'Italia peggiore" secondo chi coi soldi ci si pulisce il basso deretano.
Un saluto
Posta un commento