Fu Fernando a dirmi che i portoghesi altro non erano che brasiliani tristi. Susana era di madre brasiliana e padre portoghese, e aveva combattuto una vita intera, senza riuscirci, per vivere la sua allegria senza pagare pegno alla tristezza. Susana aveva lunghi e lisci capelli neri e occhi color petrolio. Susana era bellissima, come una giornata di pioggia all'Ilha de Tavira. La prima volta che ci parlammo fu in un bar, dove ci eravamo riparati da un acquazzone estivo. Non ricordo per quale strano gioco del destino, ci ritrovammo allo stesso tavolo, bagnati zuppi a bere Ginjinha. Un attimo prima sconosciuti e l'attimo dopo amici. Quando il sole ritornò a splendere, passeggiammo per Lisbona fino al tramonto. Susana, nel bel mezzo del nulla, scivolando con le sue labbra sulle mie, disse "quero um beijo". Mi invitò a casa sua. Susana mi amava più di quanto amasse se stessa, ma Susana non si amava affatto. Quella sera non cedetti al suo invito, perché Susana non aveva negli occhi il furore del cacciatore che uccide la preda per mangiarla. Voleva solo uccidermi per il semplice gusto di farlo, per dimostrarsi che poteva buttarsi via senza remore e rimpianti. Io non volevo diventare un trofeo appeso sopra il camino. Volevo essere ucciso e mangiato. Non volevo morire per diventare simbolo di una disperata e inutile vanità.
Susana sapeva fare l'amore in maniera furiosa. Era come trovare l'acqua dopo una vita di siccità; come sopravvivere nudi in una tormenta di neve. Un'esperienza estrema, dolorosa e unica. Io non ho mai fatto l'amore con Susana. Mi piaceva moltissimo, ma non credo di averla mai amata. Spesso andavo a sentirla cantare fado nei locali del Bairro Alto. Sembrava nata per cantare fado. Era l'unico momento della sua esistenza che la metà brasiliana e quella portoghese riuscivano a convivere, senza dilaniarla. L'ultima volta che la vidi, fu in una notte di settembre. Mi dedicò "Estranha Forma De Vida". Poi uscì dal locale, quasi scappando. Era stravolta. Aveva combattuto strenuamente, vincendo qualche battaglia ma, quella sera, la tristezza aveva vinto la guerra contro la vita. Il suo bellissimo viso truccato, sembrava quello di uno dei Kiss, dopo una giornata di pioggia. Non la vidi mai più.
Amalia mi raccontò che, il giorno dopo, la trovarono con gli occhi ancora bagnati di pianto. Sapere che i suoi ultimi compagni di dolore furono una pessima marca di liquore e barbiturici, mi annientò il cuore. Susana avrebbe meritato molto di più. Morì pensando che il meglio che aveva offerto al mondo era lo stupro da parte di suo padre. Qualche giorno dopo lasciai Lisbona per sempre. Salpando dal porto, gettai tutte le foto che avevo di lei, eccetto quella sorridente fatta alla Torre di Belèm. Stava suonando la sua chitarra portoghese e, per non so quale motivo, quel giorno era felice. Quando ripenso a Susana, io muoio un po'.
11 commenti:
un racconto bellissimo...
mi hai commosso.
struggente... ho la pelle d'oca. wow.
Senza parole, ma non perchè ci sia poco da dire, anzi... E' davvero commovente. Grande Valè.
La tua capacità di toccare le corde più sensibili delle persone è sorprendente.
Se scrivessi libri sarebbero tutti nella mia libreria.
Sai che ti dico Valente?
Siamo tutti un po' portoghesi d'origine...
bellissimo racconto. sai che mi ricorda, come atmosfera? conosci tre tristi tigri di cabrera infante?
bellissimo e molto triste
MERAVIGLIOSO. Intenso emozionante BRAVO
@ Itsas, daisy, il rospo, Greg Petrelli, Queen B: grazie mille, purtroppo è una storia semivera... o forse per fortuna. Chi lo può dire?
@ Grace: grazie mille per i tuoi complimenti. E' da qualche mese che stavo pensando di scrivere qualcosa. Ho già pubblicato una raccolta di poesie ed ora vorrei sperimentarmi con la prosa. userò il blog per raccogliere feedback. Ho bisogno di voi... :-D
@ Polly: Cabrera Infante lo conosco per sentito dire ma non ho mai avuto modo di leggere nulla. Proprio ieri ho finito il libro che stavo leggendo... potrebbe essere un buon candidato per la staffetta letterario.
se vuoi dei feedback... conta su di me
basta che tu non scriva i fratelli karamazov 2...
:-)
@ Itsas: pensa che sto progettando un romanzo epico storico di una famiglia. Partirei dalla battaglia di Salamina per arrivare al suicidio dell'ultimo discendente non appena apprende dell'elezione del figlio di Bossi.
La famiglia Redaelli: successi e sfracelli.
A parte gli scherzi, non credo di essere portato per i romanzi lunghi, mi sembra che i racconti siano più nelle mie corde. Questo potrebbe essere un'idea da elaborare e approfondire.
Ero totalmente sconvolto, fino a quando non ho letto degli schiaffi e di Marco Carta!
Bellissima storia, mi ci sono immedesimato tanto, e spero sarai contento, ora ho i rimorsi di ciò k "avrei" potuto fare per evitare quella tragedia, anke se alla fine la SUA fine è stato parte di ciò ke è la sua bellezza.
Mi ha coinvolto molto, anche nonostante King Diamond in sottofondo. Dovresti scrivere!
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