Ieri sera sono andato al cinema a vedere il film del titolo. Molto bello, caldamente consigliato. Finalmente il Sud, il profondo Sud, visto con gli occhi della commedia, guasconi e picareschi. Un storia per divertire e raccontare il viaggio di un gruppo di amici. Intendiamoci subito: non è un film perfetto, anzi, però, a differenza di tanti altri racconta qualcosa di universale ed è una ventata di aria fresca tra i capolavori mocciani, i panettoni desichiani e tanto altro merdume, anche pseudo impegnato e finto intellettualoide, che il cinema italiano propina.
Il tema di tutto è il viaggio che ha sempre avuto un peso fondamentale nella formazione dell'uomo. Nel 700, per esempio, i giovani di buona famiglia ne facevano uno, che era una specie di iniziazione alla maturità. Viaggiare è come rinascere, rimettersi profondamente in gioco. Andare all'estero, confrontarsi con una lingua sconosciuta è come ritornare bambini, doversi ristrutturare alla ricerca delle competenze basilari come la comunicazione.
Il viaggio del film è qualcosa di simile che, per certi aspetti, ci racconta, implicitamente, la banalizzazione del viaggio nella società, ad uso e consumo, dei viaggi organizzati per i turisti cavallette. Basilicata coast to coast, in macchina è un viaggio di un'ora e mezza, poco più poco meno; ma non è "la geografia che cammineremo" ad essere importante, bensì il come e il perché si decide di attraversarla quella geografia. Rocco Papaleo (l'idea è sua), non ci racconta la terra del fuoco o la transiberiana, non ci racconta mete strasognate e straambite da tutti che racconteremo, sempre e comunque, con gli occhi dello stupore, fa molto di più. Ci racconta di un viaggio molto più impegnativo, il viaggio in noi stessi che terrorizza e può annichilire. I picari di questa avventura, partono per andare a suonare (a proposito di musiche... sono molto belle) a Scanzano. Decidono di andarci a piedi, con un carretto trainato da un cavallo, in un viaggio programmato di dieci giorni, seguiti da un'emittente parrocchiale. In questo tragitto c'è chi smetterà di vivere d'illusioni per confrontarsi con la realtà, chi si renderà conto di aver ancora voglia di inseguire il proprio sogno, chi ritroverà le parole ma forse era meglio se continuava a stare zitto, chi semplicemente, anche se con i suoi tempi, riuscirà a portare a termine qualcosa.
Troppi raccontano di viaggiare con la presunzione di cercare sé stessi, e per farlo finiscono sempre in luoghi esotici. Com'è che tutti perdono il proprio vero io in India, Africa, Sud America? Oddio, può capitare, ci mancherebbe. Papaleo, invece, ribalta il tema: il ritrovarsi deve essere un viaggio di ritorno alle proprie origini, viaggio che poi, più che riportarti a quello che sei, al massimo può chiarirti le idee su quello che NON sei. Perché i veri viaggiatori sono coloro che viaggiano quotidianamente, che tengono l'interruttore del proprio spirito critico sempre su ON. Che non hanno perso la loro capacità di spalancare gli occhi per stupirsi. Quelli che sanno benissimo che le risposte, alle domande che non hanno, possono trovarsi dietro l'angolo, sulla strada che ti porta in biblioteca, magari, tra le pagine di un libro o nelle parole di un amico.
Tutto qui. Viaggiate come siete in grado di farlo, da soli o in compagnia, l'importante è aver la scarpa adatta per camminare. Dimenticavo: la Basilicata è proprio bella.
6 commenti:
porca miseria al mio cinema l'hanno tolto prima di andarlo a vedere... Ora mi tocca aspettare che esca in DVD ma DEVO vederlo!
Mi hai fatto innamorare di questo film pur non avendone nemmeno sentito parlare... ci porto mia madre al cinema... oppure compro il DVD... è stata sfollata in Basilicata durante la seconda guerra mondiale!
Bella recensione, e bella la tua equidistanza fra l'esser d'accordo sull'importanza dei viaggi e il capire che comunque il vero viaggio è sempre quello dentro di noi (se ci sono entrambi, meglio, ma se non hai una vita interiore puoi andare dove cavolo vuoi, che il risultato sarà sempre un "aver fatto la cacca" in India, in Brasile o in Sudafrica)
@ il rospo e daisy: spero di non aver creato in voi troppe aspettative. Come dico il film non è perfetto ma ha il grande merito di raccontare una bella storia e durante il racconto le imperfezioni svaniscono. Poi ci sono una serie di battute, secondo me, azzeccatissime:
"Perché non ti unisci a noi? Anche solo per un giorno..."
"Ehhh, mi devo sposare fra un mese"
"Ma è perfetto!!!"
Che così non fa ridere ma, se guardate il film, vi sbellicherete!!!
@ Zio Scriba: il viaggio è partire, transitare e arrivare. Se hai un cervello e la sensibilità giusta, andare in edicola può essere un viaggio strepitoso. Se non hai il cervello puoi andare ovunque che non sarai mai stato da nessuna parte.
Un po' come il pane e frittata di mia mamma. Se togli mia mamma resta il pane con la frittata; ma se togli il pane e la frittata mi resta sempre mia mamma... che potrà farmi un altro pane e frittata... magari migliore, magari no... ma almeno mi resta il piacere della scoperta!!
Valente
Bello il film e bello il post.
E sono assolutamente d’accordo con te quando dici “...Quelli che sanno benissimo che le risposte, alle domande che non hanno, possono trovarsi dietro l'angolo sulla strada che ti porta in biblioteca, magari, tra le pagine di un libro o nelle parole di un amico.“
Mi vengono in mente due frasi, una molto bella di Proust: "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
L'altra è la chiusura di Into the Wild: "La felicità è reale solo se condivisa".
La condivisione è il primo pensiero che lego al viaggio, che per quanto possa (e a volte debba) essere un percorso personale e intimo, per me perde di significato se non porta a qualcosa che coinvolge altri.
Anche la felicità può essere un viaggio. E quando trovi qualcuno con le tue stesse scarpe, con la tua stessa voglia di stupirsi, con la tua stessa curiosità, non c'è cosa più bella.
mettici che la mia rana è lucana, che adoro Gazzè e Papaleo, di aspettative ne ho tante già da prima Vale. Don't worry!
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