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sabato 3 aprile 2010

La mia prima volta in palestra: il riscaldamento.

Ai confini dei 40 anni arrivano le prime avvisaglie di cedimento. Non sono mai stato un grande sportivo ma, fino a sei anni fa, giocavo a pallone con gli amici, andavo in piscina e per comprare il giornale andavo in bicicletta o a piedi. Non ero certo munito di tartaruga addominale, braccia a mò di pale di mulino a vento e gambe bioniche, ma con il mio metro e 86 e i miei 72 chili tonici ero proprio un bell'ometto. Poi, colpa il lavoro e un brutta tendinite cronica al tendine di Achille, (nel caso foste interessati ho risolto così) ho smesso tutto. I chili sono diventati 80, nemmeno troppo tonici, e il metro e 86 è rimasto tale.

L'idea piano piano è maturata. A novembre sono andato a chiedere informazioni e prezzi della palestra; a gennaio mi sono munito di certificato medico e, infine, ad aprile (il 2 per la precisione) mi sono iscritto. Sono un tipo molto riflessivo, non amo prendere le decisioni senza elaborarle bene. Oggi 3 aprile 2010 ho esordito. Ero emozionato ma la fortuna mi ha regalato un palestra semi vuota: figure di merda limitate allo stretto necessario. Riccardo il mio personal trainer, nonché soccorritore in caso di sincope, mi ha chiesto cosa volevo ottenere, quale erano i miei obiettivi. Sono stato essenziale, specifico e molto chiaro. Li riporto come li ho elencati a lui, in ordine d'importanza:
  1. Non morire infartuato mentre faccio esercizi cardiotonici
  2. Non vedere un mio arto spezzarsi seguendo il peso di un attrezzo, preferirei che fosse il peso a seguire il mio arto
  3. Eliminare i chili di troppo
  4. Correggere la postura della schiena
Il mio amico Riccardo, all'inizio un tipo molto cordiale e simpatico ma che nel seguito degli esercizi si rivelerà una sorta di nazista con problemi di tolleranza verso i soggetti fisicamente deficitari, mi piazza su una macchinetta chiamata Syncro, che simula la camminata. "Ok, 15 minuti  a difficoltà 4 e cerca di mantenere una velocità sopra i cento, intanto ti preparo il resto della scheda. Buon lavoro". Parto bello convinto e fiducioso. Divertente... per i primi 2 minuti e 30 secondi. Ne mancano ancora 12 e mezzo. Il ritmo c'è, sono sopra i cento ma sudo come una porchetta in un forno a 200°. Mi manca la mela in bocca. A 6 minuti avverto le prime contrazioni. In un barlume di lucidità mi ricordo di essere un uomo e che non posso avere contrazioni uterine. Appena il barlume sparisce, ritorno a pensare che siano contrazioni non da travaglio ma di “Braxton Hicks” che spesso vengono confuse con le contrazioni del travaglio vero e proprio. In completa assenza di ossigeno al cervello inizio a pensare al nome del nascituro. Opto per Camillo e Luigia o Vercingetorice e Sharon, dipende dal sesso: se ne farà poco i primi due, se ne farà tanto la seconda accoppiata. Siamo al minuto 10, 2/3 del percorso. Inizio a prendere coscienza che non arriverò ai 15 minuti. Le cose intorno a me iniziano a fluttuare, ho delle visioni. Mi sembra di vedere Hendrix che duetta con Jim Morrison; guardo al bancone e la receptionist è nuda, con sguardo lascivo mi chiama a sé. Mi guardo intorno. Cazzo, possibile che nessuno si accorga che sto avendo un ictus? Nessuno che mi dice che può bastare. Sono entrato in quella fase di autoconvincimento che la macchina non può vincere. Da lì scendo morto ma non mollo. 15 minuti devono essere, e 15 minuti saranno. Arrivo alla fine del tormento, vincitore e fierissimo di me stesso. Anche se, ve lo confesso, da metà percorso le mie visioni consistevano in questo:


Inutile dirvi che mi ha aiutato moltissimo tenere gli occhi chiusi. Al 15esimo minuto di supplizio la macchinetta infernale, che chiamano attrezzo per fitness, emette un beep. Sul display passano una serie di informazioni, per me senza senso, riguardanti il consumo calorico, i chilometri percorsi, il battito cardiaco e altro. Poi una scritta verde in stampatello: DEFATICAMENTO. Non ho nemmeno energie per portarlo a completamento. Grondante come un tetto ricoperto di neve a 20° e con la maglia rossa chiazzata di sudore, muoio per qualche minuto. Riccardo mi viene incontro. Mi guarda moribondo e soddisfatto esclama: "Vedo che la Syncro ha fatto il suo dovere. Questo è il riscaldamento che farai sempre, prima di iniziare il lavoro". Come "riscaldamento"? Questo è surriscaldamento! In questo quarto d'ora credo di aver contribuito all'allargamento del buco dell'ozono, alla distruzione di qualche centinaio di ettari di foresta amazzonica e allo scioglimento di 1/5 della calotta artica. Senza aver scorreggiato una volta, credo di aver inquinato quanto una Prinz del 1980!!!

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3 commenti:

sommobuta ha detto...

Ahahahaha fortissimo! :D

Non oso immaginare il prosieguo della prima seduta!

Silvana ha detto...

Questo post è divertentissimo, ho riso per tutto il tempo della lettura ed ancora adesso sogghigno.
Ma sei proprio sicuro che serva davvero fare tutta 'sta fatica.
Un salutone da una pigrissima1

Valente il ragazzo diffidente ha detto...

Cara Silvana,
sono completamente d'accordo con te ma purtroppo ho un'indole sportiva molto accentuata.
Gioco a pallone con gli amici regolarmente, infatti, ogni 5 anni ci ritroviamo per la classica partitella. Dopo i primi 2 minuti sono in debito di ossigeno e considera che non sono ancora uscito dagli spogliatoi. Negli ultimi anni ho praticato con Costanza (Paolo Costanza, un caro amico) sollevamento di forchetta e lancio del cuscino.

A parte gli scherzi, vado in palestra perché inizio ad avere fastidiosi doloretti alla schiena che con un po' di movimento leggero ma costante, si possono evitare.

Spero di riaverti qui.

Valente