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lunedì 14 maggio 2012

CSI: la potenza di faccia da libro. Tratto da una storia vera, urca!

Oggi un mio collega, a fine lavoro, mi ha chiesto di accompagnarlo in una missione socialmente utile. Visto che era una bella giornata e non avevo nulla di particolare da fare, ho accettato senza nemmeno chiedere quale fosse la destinazione. Infiliamo i caschi, ci copriamo bene perché anche se c'è il sole fa freschino, saliamo sulle nostre moto e via. Guidiamo per una quindicina di minuti e arriviamo a destinazione. Entriamo in un negozio e...

E' necessario che vi spieghi l'antefatto. Qualche giorno prima il mio caro collega, con il suo scooter, si stava recando in un baretto per la pausa pranzo. Guida e guida, si ritrova dietro ad un autobus di linea pieno zeppo di studenti. Inizia il solito show studentesco, complice l'aria primaverile. Alcuni salutano, altri fanno boccacce al mio collega che risponde divertito. Dalla gogliardia, alcuni decidono di passare dal lato della maleducazione. "Ditimedi" che si alzano, labiali offensivi, insomma tutto il catalogo. Su tutti ce n'è uno che veramente la fa fuori dal vaso. Arrivati ad un semaforo, il collega ha la prontezza di prendere il suo cellulare ipertecnologico e gira un video. Gli studentelli, invece che inibirsi, danno il peggio. E quello che l'aveva già fatta fuori dal vaso, si veste da Iron Man degli imbecilli. L'idea iniziale, come riferitomi dal collega, era postare il video sul profilo Facebook per mostrare la maleducazione dilagante. Però, perché c'è un però, durante la pausa pranzo, nota un particolare interessante. Incastrata dietro al sedile si vede una cartelletta di plastica, quelle usate per metterci i disegni e/o le squadre di tecnica. Su quella cartelletta c'è scritto qualcosa che lo incuriosisce. Tornato a casa, guarda il video sul pc e scopre che sulla cartelletta c'è scritto, con un bel pennarellone nero, un Nome Cognome e indirizzo (presumibilmente) di uno studente.

Qual'è la percentuale di studenti/adolescenti senza un profile facebook? Un numero pari a zero? Inizia la ricerca che dura circa 7 secondi. Dalla foto del profilo riconosce immediatamente uno degli studenti del pullman e, per onestà, diciamo che era uno di quelli che si era fermato ben prima che il gioco sfociasse nella maleducazione. Lo contatta mandandogli un fotogramma del video e, con un banale stratagemma, riesce ad avere nome e cognome dell'Iron Man degli imbecilli. Altra veloce ricerca su Facebook e risale al colpevole. Chiede l'amicizia che viene concessa senza nessun criterio. Da qui in poi legge la bacheca e scopre un sacco di cose interessanti. Una di queste è che i genitori di questo ragazzo hanno un negozietto, praticamente sulla strada per andare in ufficio.

Avrete capito che la passeggiata con il mio collega ci ha portato davanti al negozietto dei genitori dell'adolescente. Entriamo. Chiediamo al signore se è il papà del ragazzo in questione e alla risposta affermativa, il mio collega estrae il cellulare e gli fa vedere il video. Il papà diventà paonazzo, guarda il mio collega e si scusa a più riprese per la maleducazione del figlio, aggiungendo che lo chiama per far sì che si scusi personalmente. Il mio collega fa presente che non è necessario e non è li per questo, ma solo per far capire al ragazzo che se incontra la persona sbagliata, rischia di prendere dei calci nei denti. Il padre non vuol sentire ragioni. Alza il telefono. F. è a casa? Mandamelo subito in negozio. Non mi interessa, se non è qui in cinque minuti vengo a casa a prenderlo per un orecchio. 

Arriva il malcapitato. E' spiazzato. Vede il padre visibilmente alterato davanti a due sconosciuti e non capisce il perché. Il padre, con uno sguardo tipo Clint Eastwood nel Texano dagli occhi di ghiaccio, chiede al mio collega di mostrargli il video. Detto fatto. Il ragazzo diventa bianco come un cencio mentre il padre gli assesta uno schiaffone che sembra il rombo di una Ducati Monster.

Il ragazzo, pungolato dal padre, rivolge le sue più sincere scuse al mio collega che lo invita ad essere più prudente. Salutiamo e usciamo.

Davanti a noi il sole sta esplodendo in un fantastico tramonto. Saliamo in sella ai nostri palafreni e ci incamminiamo verso il tramonto. Possiamo tornare a casa. Giustizia è fatta.