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sabato 2 febbraio 2013

Quando una partita a calcetto ti ricorda Arma Letale...

In un dei mille Arma Letale, Danny Glover recita così: I'm too old for this shit! Per chi mastica poco l'inglese, si traduce con "Sono troppo vecchio per queste stronzate!". Questa mattina, dalle 11.20 in poi, ho pensato a  questa battuta almeno una volta al minuto.

Qualche settimana fa, il caro amico Gegé, imbeccato da mia moglie, mi propone di andare a giocare a calcetto il sabato mattina. Io quarantenne appassionato di calcio, accetto al volo. Le garanzie per divertirsi ci sono tutte. Ovvero, secondo le indicazioni di Gegé, sono tutti medio scarsi, un po' fuori forma, insomma, una scapoli-ammogliati con lo scopo di divertirsi in campo e parlare di tette e culi negli spogliatoi.

Arrivo al campo con qualche minuto di ritardo, le strade non sono mai state il mio forte. Mi cambio. Parastinchi, calzettoni, maglietta termica della decathlon, maglietta del Genoa sopra, guanti e cappellino di lana rossoblu. Entro in campo, strette di mano per conoscere i nuovi amichetti, qualche minuto di riscaldamento e via. Si gioca.

Mi fanno giocare esterno destro basso. Non fa poi così freddo. I primi due palloni che tocco fanno salire i miei livelli di autostima. Mi faccio vedere dal player centrale, mi passa, di piattone destro lo servo in profondità. Triangolazione perfetta che lo mette davanti alla porta da solo, ma non va. Pazienza.

Seconda palla, sempre di prima, questa volta di interno sinistro, servo sempre il player centrale che non è preciso nell'aggancio e perde palla. Non importa, dopo tanti anni che non calco un campo di calcio, i piedi ci sono ancora.

Passano i minuti, circa 20, forse meno. Il cervello è sempre lucido; quando mi arriva la palla so benissimo cosa devo fare. Il problema è che pensiero e azione sono fuori sincrono. Devo stoppare di destro, ma la gamba mette in posizione il piede quando il pallone, ormai, è già passato. Il resto della partita sarà tutto così. Le gambe sembrano due graziosi paletti che si trovano a Leroy Merlin per farci arrampicare le rose; i polmoni bruciano, la saliva ha preso la consistenza dello stucco. Non ce la faccio più. Inizio a pensare chi cazzo me l'abbia fatto fare di alzarmi alle 9.30 di sabato mattina per andare a fare il bagno nell'acido lattico a più tre gradi. La vera Caporetto della partita arriva da lì a poco. Azione d'attacco, seguo il mio amico Gegé, mi allargo, porto via il difensore. Siamo in due davanti alla porta. Io ho un velo di foschia davanti agli occhi, forse un inizio di infarto. Gegé, preso da un moto di generosità, invece di insaccare in una porta semisguarnita, mi passa un pallone inaspettato. Quando capisco cosa ha fatto, lo mando immediatamente a fanculo sottovoce, ma ormai la palla mi ha già battuto sullo stinco sinistro andando a finire tranquillamente nei piedi del difensore avversario. In quel momento mi sento Egidio "lo sciagurato" Calloni. A quel punto, non avendo più fiato, né gambe, caviglie, polsi e orecchie, chiedo di andare in porta. Da lì in poi, vado vicinissimo al (auto)goal parecchie volte. 

Anche il discorso dell'amico Gegé su livello medio basso, è una stronzata. Sono tutti bravi, ma soprattutto hanno tutti almeno 60 minuti puliti nelle gambe. Io potrei garantirne al massimo 45, dei quali 30 sotto una doccia calda.

E' stata una prestazione indecorosa. Sarà l'età? Sarà che ero completamente fuori forma? Non lo so. Posso solo dire che mi sono divertito un sacco. Mi sono risentito ragazzino che andava all'oratorio a giocare nel campo sterrato per tutto il pomeriggio, senza stancarsi mai. Come diavolo facevo a correre per 4 ore in un campo a sette? Dove lo prendevo tutto quel fiato? Secondo me, ho corso talmente tanto a 14 anni che ho finito i bonus corsa.

Comunque, se gli amici del mio amico Gegé vogliono, anche se sono troppo vecchio per queste stronzate, io torno volentieri a fare brutte figure su un campo di calcetto.