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martedì 27 aprile 2010

Incontro con Tata Lucia: resoconto per gli assenti.

Nel 2008 ho conosciuto una bella ragazza. Nel dicembre dello stesso anno, ispirato dalla massima filosofica "anno nuovo, vita nuova", ho pensato di invitarla ad una mostra. Tra mostra, mostri e mostrine, nel gennaio 2009 abbiamo iniziato a frequentarci assiduamente. Da qui in poi si entra nel privato e, usando un francesismo, direi che sono cazzi miei. Una delle conseguenze più interessanti e piacevoli di questa frequentazione è stata la conoscenza di tanti amici con prole. Nel giro di pochissimo tempo mi sono ritrovato a partecipare - con infinito piacere, intendiamoci!! - a feste di compleanno con gnometti sputacchiosi e fatine scagazzanti. A me i bambini piacciono moltissimo, ritengo siano più sinceri, spontanei e intelligenti di qualsiasi adulto. In una ipotetica  personalissima scala di preferenze, metterei nei primi 5 posti, in ordine sparso, queste cose:
  • Una notte di sesso dopo un derby vinto
  • Una notte di sesso con Elisabetta Canalis
  • Una notte di sesso con la Eva Herzigova
  • Una notte di sesso con Megan Fox
  • Una notte di sesso con una selezione di conigliette di playboy (non più di cinque, per motivi religiosi)
Vi chiederete cosa c'entrano queste cose con i bambini? Chiaramente nulla, però i bambini, in questa particolare classifica, occupano il 48° posto. Piazzamento, secondo me, onorevolissimo!
Tutte queste belle famigliole con prole a seguito, o a carico, oltre ad essere molto simpatiche e ad avere un grande legame di amicizia (che finirà quando il figlio di qualcuno metterà incinta la figlia di un altro e scapperà senza motivo), condividono anche una passione viscerale per un programma televisivo di nicchia. No! Nessun film porno. Nemmeno grandi fratelli o talent sciò. Molto molto di più: SOS Tata. Per forza di cose, per non rimanere a corto di argomenti nelle cene in compagnia, ho dovuto iniziare a guardarne anche io qualche puntata. Come nei classici film "tutte coccole e tenerezze" i giorni, le settimane e i mesi sono passati, fino ad arrivare ad un fatidico giorno del 2010, quando ricevo questa:

Da qui in poi il gruppo Genitori Ultrà Diffidati si è scatenato. Risultato è che mi sono trovato coinvolto anche io nella serata con il gruppo genitori, pur senza esserlo. A onor del vero, non voglio passare per quello snob e altezzoso che detesta Scanu e la Tata Lucia. Se il primo musicalmente non mi piace, per la seconda confesso di aver una profonda stima e simpatia. Spero nel seguito di riuscire a spiegare perché. Comunque, IO rinvio tutti i miei impegni e mi tengo libero per la serata in questione. In fondo sarà una serata diversa ed è un modo come un altro per stare in compagnia di amici. Non va proprio così: all'incontro ci saremo solo io, la mia ragazza emozionatissima, Ciccio e Stefania che però alle 22.00, con la scusa della prole, alzano i tacchi. Tutti gli altri rifilano un colossale bidone; sappiano che la mia vendetta sarà terribile ed inizia proprio da questo post.

Iniziamo subito a sistemare la prima: Sara C. 
Cara Sara, 
hai presente la domanda che hai girato via mail riguardante i "bambini che a tre anni non sanno perdere"? Ricordi? Bene, sappi che la stessa domanda è stata rivolta a Tata Lucia che ha fornito una risposta efficace e completa. MA TU NON LA SAPRAI MAI!! Nella foto seguente la Tata ascolta con attenzione e poi sorride soddisfatta per la risposta data.


Da qui in poi cercherò di fare un riassunto della serata omettendo, ovviamente, la risposta appena citata. 

Innanzitutto due righe sul pubblico; ad una stima veloce direi 85% donne e 15% uomini.

Alle 20.30 l'inizio. L'ospite d'onore propone un percorso tratto da argomenti dei suoi libri, toccando i più importanti. La prima osservazione, per altro condivisibile, è una critica alla mancanza di agenzie educative e alla svalorizzazione della disciplina. Praticamente viviamo in un mondo dove tutti demandano ad altri l'educazione; alla fine tutti demandano e nessuno agisce. Tata Lucia riporta un episodio della sua infanzia:

"Quando ero giovane se un bambino dal lattaio saltava la coda, il lattaio lo richiamava al rispetto della coda stessa. Oggi non succede più. Se un ragazzino salta la coda, il lattaio non dice più nulla, per timore di una reazione del ragazzino".

In effetti è vero. I lattai di adesso non hanno più il nerbo di una volta, secondo me, è colpa degli Omega 3. Questo è un episodio importante per capire la fondamentale importanza dell'educazione. Per avere un riscontro pratico oggettivo io farei questa riflessione: guardate vostro figlio e pensate a lui fra 25/30 anni. Se l'avrete cresciuto senza fornirgli un'adeguata educazione vi ritroverete in casa un novello Fabrizio Corona. Qui ci sarebbe da discutere aprendo un nuovo capitolo. Se è verò che Corona è privo di educazione, è anche vero che chi lo osanna è messo peggio, ovvero senza cervello e male educato. Infatti, sarebbe da fare una discussione lunghissima su questo aspetto, io vi faccio la domanda a voi la facoltà di rispondere:
  • Meglio un soggetto senza educazione (ineducato) o uno educato male (maleducato)?
Sembra una domanda sciocca ma mio nonno diceva che le domande non sono mai sciocche, lo sono le risposte, al limite. Andiamo oltre. L'educazione ha come conseguenza una grossa valenza emotiva che possiamo ricondurre ai valori della fiducia e della comprensione. I bimbi ancora molto piccoli sono in grado di interiorizzare le emozioni dei genitori. Se un bimbo si dirige verso il forno caldo non sarà necessario urlare spaventati ma, sarà più che sufficiente, richiamarlo in maniera molto calma e far capire al bimbo che il forno è un pericolo, magari avvicinando lentamente le manine, fino a quando non sarà lui stesso a ritrarle per il troppo calore. Il risultato è che il bambino, non solo starà lontano dal forno, ma capirà che i richiami del genitore sono fatti solo ed esclusivamente per il suo bene. Si creerà, dunque, un rapporto di fiducia e comprensione. CHE MERAVIGLIAAA! E questo rapporto resterà forte anche per esperienze successive. Per esempio, quando avrà il motorino. Perché il motorino è più pericoloso del forno; anche se a dire il vero dipende da chi usa il forno. Conosco persone che con della pastasfoglia, tre o quattro ingredienti e un forno, potrebbero fare dei danni irreversibili!!
La disciplina è dunque rispetto per sé stessi e per gli altri, e inizia dal primo giorno di vita. Non è utile però formare un figlio ubbidiente. Ecco perché sopra ho parlato di fiducia e comprensione. Un bambino deve essere formato moralmente, non deve ubbidire a priori ma capire l'importanza di quello che sta facendo (comprensione); nel caso la comprensione non fosse completa, ci sarebbe la fiducia di poter eseguire con tranquillità un ordine impartito dai genitori, perché non vorrebbero mai il suo male. In maniera molto semplice, troviamo una soluzione ad un problema molto complesso.

Ci sarebbe anche da riflettere su un altro aspetto. Un figlio solo ubbidiente non è auspicabile ma, è anche vero, che nei nostri tempi, un figlio moralmente formato rischierebbe di finire come un disadattato o borderline. Immaginate un figlio moralmente ineccepibile compagno di banco di un Corona qualsiasi. Brrr, mi vengono i brividi.

Altri aspetti importanti da tenere in considerazione nell'ambito educativo, sono il carattere e il comportamento. Il carattere, definito dalla Tata come DNA emotivo, non può essere cambiato, il comportamento sì. Dunque se avete un figlio timido o estroverso rassegnatevi, tutto il resto si può educare e disciplinare.

La Tata propone un esempio, utilissimo di questi tempi, riguardante la 17enne che esce con il ragazzo sbandato. Non le si può impedire di uscire con lui, ma le si può dire di non andare sola con lui, fidandosi di lei. Eh sì, perché la fiducia e la comprensione, di cui sopra, devono essere reciproche; e questa può essere una fregatura. Mi permetto di fare una precisazione, secondo me doverosa. Le parole, purtroppo sono figlie dei tempi, e mi bisogna essere connessi con il mondo giovanile. Raccomandarsi "di non andare sola con lui" potrebbe essere l'esempio semantico del gap comunicativo che passa tra genitori e figli. Per un over 30 "non andare sola con lui" non vuol dire altro che non stare da sola in sua compagnia, ovvero, cercate di stare in compagnia di altri; per i ggggiovani di oggi un'innocente frase come "non andare sola con lui", potrebbe essere un invito all'orgia. Dunque, genitori cari, ATTENZIONE!!

C'è comunque un escamotage pedagogico anche per il DNA emotivo. Se il vostro bimbo è particolarmente timido, non sarete in grado di risolvere la sua timidezza, ma potrete attuare nuove strategie per farlo comunicare. Avete fatto una torta? Chiedetegli un parere! Questa torta non mi soddisfa, secondo te cosa non va? Si aprirà un canale comunicativo interessante da sfruttare. Chiaramente se proprio non siete portati per la culinaria, utilizzate altri argomenti, dove avete qualche carta in più da giocare.

Altro aspetto interessante toccato dalla Tata più famosa di Italia sono stati i metodi educativi che lei riassume in tre tipologie principali:
  1. Autoritario: il padre è padre e padrone e il figlio un suddito da governare. Il più delle volte è un padre indifferente verso l'aspetto affettivo emotivo e riconducibile al volere un figlio solo ubbidiente.
  2. Comunicativo: un genitore un po' figlio dei fiori, reduce degli anni 60. Parla tanto ma non insegna al bambino a gestire le proprie emozioni.
  3. Comportamentista: è il metodo che spiega il perché alcuni comportamenti siano da considerare negativi e rinforza quelli positivi.
Per quanto mi riguarda credo che il risultato ottimale sia qualcosa figlio di tutti e tre i metodi citati; la Tata considera migliore l'ultimo, ovvero quello che dice "mangia l'insalata e ti darò il gelato". Nell'esempio citato bisogna precisare che la ricompensa, ovvero il gelato, lo si sarebbe comunque dato e dunque non è una concessione al capriccio del bambino. In molti potrebbero osservare che questo è un ricatto. Assolutamente no. Il ricatto è una minaccia, ovvero, costringere qualcuno a fare un'azione sgradita pena qualcosa di spiacevole. Esempio: mangia la pasta o ti faccio sentire tutto il cd di Valerio Scanu. In questo caso, lo sforzo di mangiare l'insalata porta ad una ricompensa positiva.
Questo comportamento dà la possibilità ai genitori di offrire un rinforzo positivo per il successo ottenuto e contribuisce all'aumentare il rispetto reciproco. Rispetto che permette di trovare soluzioni semplici ai piccoli problemi quotidiani. Esempio: la mamma ha il mal di testa dunque non si fanno giochi rumorosi, proprio per rispetto della mamma. Se si ha la possibilità si affidano i bambini alla baby-sitter scelta dal papà.

Spesso il modo migliore per relazionarsi con i bambini è ricordarsi di essere stati anche noi piccoli.  Quando il padre esulta perché il piccolo di 2 anni prende a calci il pallone in gommapiuma, non può incazzarsi perché lo stesso piccolo Milito sorride prendendo a calci il telecomando del plasma 50 pollici da 5 mila euro. Il bimbo nel gesto cerca la gratificazione del genitore. Che ne sa il bambino della differenza tra pallone e telecomando? Lui è cosciente solo del movimento che esegue. Invece di arrabbiarsi è sufficiente nascondere il telecomando; così come è sufficiente nascondere l'amante, magari non nell'armadio, per evitare arrabbiature della moglie. Gli psicologi consigliano ai genitori di "prendere la mano del tuo IO bambino"; ad una osservazione, nemmeno poi troppo attenta, purtroppo l'IO bambino di tanti genitori moderni è un 13enne Emo, semi impasticcato, che si autoinfligge dolore e sofferenze. Il risultato è che, in alcuni casi, devono essere i figli a prendere per mano il loro IO adulto, purtroppo non ancora formato.


I bambini, infatti non hanno più miti o modelli da seguire. Il mio modello è stato mio padre e Starsky e Hutch erano solo un telefilm divertente e Goldrake un cartone animato. Adesso i bambini subiscono la cottura a fuoco lento del loro cervello, così si possono vedere adolescenti che vestono come le Winx ma in versione molto più zozza, o ragazzini che credono che una mossa della scuola di Okuto sia un simpatico e smargiasso modo di salutare, salvo rimanere perplessi quando il salutato non esplode dopo 30 secondi. Tutto questo perché la famiglia ha perso i propri tempi intimi. Sono tantissime le famiglie che oggi, per vari motivi, non cenano più insieme (vista la crisi magari non c'è più da mangiare per tutti?). Per forza di cose le relazioni tra genitori e figli diminuiscono e risulta difficile creare quella complicità che aiuta a trasmettere valori tra una generazione e l'altra.


Un'altra massima di Tata Lucia che mi piace molto è questa: LA FAMIGLIA E' UNA SQUADRA. Dunque è la squadra che vince ed è la squadra che perde. Ovviamente poi c'è chi avrebbe potuto dare il massimo, o chi come a pallone sbaglia un goal o fa un autorete. L'importante è non farne un dramma e, se si deve fare qualche commento, usare sempre la prima persona. Esempio: non è utile dire "non mi ascolti mai" quando un figlio non risponde, molto meglio "io non ho sentito" meglio ancora "io non ti ho sentito perché non mi ascolti mai, perciò che cavolo puoi rispondere?". La prima persona non accusa mai ma apre possibilità al dialogo.

L'ultimo tema toccato sono stati i soldi. I giovani di oggi non hanno più valori, spesso i valori, vista la crisi non ce li hanno nemmeno i vecchi. Un esempio interessate, e utile, è quello delle buste. La Tata spiega che è molto educativo mettere a tavola tutta la famiglia e far vedere come sono utilizzati i soldi. Papà e mamma guadagnao X+Y. Questo va nella busta del gas, questo per l'acqua, per il telefono, il mangiare, ecc... Alla fine si farà vedere quello che resta. La Tata giura che questo metodo responsabilizza i figli. Io che sono un po' sospettoso, cercherei di non far vedere dove nascondo le buste. Si sa che l'occasione fa l'uomo ladro.

Ultimissima cosa è importante guardare sempre negli occhi quando si parla. Gli occhi sono lo specchio dell'anima. Anche se questo consiglio può sembrare una sfida impossibile ai ciuffi Emo che vanno tanto di moda.

Per concludere una veloce selezione di domande fatte alla Tata. Premetto che avevo anche io intenzione da fare una domanda un po' spiritosa, ma quelle fatte con serietà dai genitori preoccupati vanno oltre ogni più fervida immaginazione.
  1. La classica sul cibo. Mio figlio non mangia che fare? Risposta: Chi non mangia, mangiò o mangerà. Bellissima nella sua brevità.
  2. La preoccupata sulla violenza. Mio figlio a scuola viene picchiato spesso, che fare? Riposta: mi spiace ma, nei secoli dei secoli, c'è chi le prende e chi le dà. Chiamasi selezione naturale.
  3. Quella che non avrei mai voluto sentire. Mio figlio di sette anni ha paura del buio. Non segue una risposta ma una domanda della Tata. In che senso ha paura? Lo si può abituare piano piano. Precisazione dei genitori: lui dalle 17.30 in poi è terrorizzato perché qualche mese fa, a casa dei nonni, alle 17.30 sono entrati i ladri in casa. Non capisco perché adesso dalle 17.30 in poi ha paura di tutto. Giuro che è una domanda vera. Non vi riporto la riposta della Tata.
Voi che cosa rispondereste ad una domanda simile?

giovedì 15 aprile 2010

I genitori non pagano. Bambini restano a piedi. Io li avrei picchiati!!


Non so più cosa pensare. Oggi leggo che a Verona è stato sospeso il servizio pulmino per alcuni bambini perché i genitori non hanno pagato la retta. Vero. Le rette è giusto pagarle, ci mancherebbe. Dove finisce altrimenti il rispetto verso coloro che pagano? Perfettamente d'accordo. Provo un certo astio per chi evade le tasse e per chi si fa beffe della civiltà altrui. Però ancora di più mi crea un certo astio che a dei bambini vengano vietate la mensa o il pulmino. In tutta sincerità preferisco che sia leso il mio rispetto di cittadino pagante. Non lo so, ma l'unica cosa che mi viene da dire è che i bambini dovrebbero rimanere fuori dai problemi dei grandi. Non mi interessa se i genitori sono furbetti o meno, ma i bambini vanno preservati. Che sia la mensa o il pulmino, trovate modi diversi per risolvere il problema. Oppure usatene uno veramente efficace. Se dopo una settimana la retta non è pagata, e se dopo il terzo richiamo i genitori non risolvono, questi benedetti bambini picchiateli!

Il comune di Verona si difende dicendo che i genitori sono stati avvisati più e più volte. Sarà ma non la trovo una giustificazione. In un paese come l'Italia che tollera delinquenti in parlamento, le farse di calciopoli, scudi fiscali e vergogne simili; un bambino che mangia un piatto di pastasciutta gratis o prende il pulmino a sbafo mi sembra quasi un gesto di civiltà.

martedì 13 aprile 2010

La mia prima volta in palestra: esercizi fisici ed esercizi mentali

Eccomi qui. Ci tenevo a farvi sapere come è finita la mia prima avventura in palestra. Qui trovate info sull'inizio dell'avventura. Qualche brevissimo update. Dopo l'esordio di sabato scorso seguito da una domenica tranquilla, il lunedì ero un straccio. Muscoli mai esistiti nel mio corpo, hanno iniziato a far male tanto che la sera nel tentativo di mettermi le braghe del pigiama, poco ci manca che muoio dal ridere. Per farla breve, addominali e braccia erano tutti indolenziti. Infilo le gambe nel pigiama, alzo la parte davanti senza problemi ma la parte posteriore mi rimane sotto le chiappe. Cerco con le braccia di arrivare dietro la schiena ma un dolore strano, tipo quando si casca sull'osso sacro, mi aggredisce. Avete presente quel dolore? Che fa male ma viene da ridere da soffocare? Ecco! Uguale. Più cerco di alzare i pantaloni senza riuscirci più rido. Il ridere coinvolge anche gli addominali doloranti e indolenziti. Risultato? Più ho dolore e più rido, più rido e più ho dolore. Non sapendo più come uscire da questa spirale mi butto sul letto, con l'elastico del pantalone sotto le chiappe, e attendo la mia sorte umiliatrice.


Non contento di questo, ieri sono tornato in palestra. Orario sbagliato le 19.00. Troppo traffico sugli attrezzi e una fauna da scriverci un trattato sociologico. Ve ne parlerò dopo. Ora continuo con la prima giornata. Eravamo rimasti al (sur)riscaldamento. Sceso dalla macchina infernale più morto che moribondo, Riccardo mi illustra la mia scheda di lavoro.
  1. 15 minuti di riscaldamento sulla syncro
  2. Una serie di esercizi per addominali, braccia, gambe e spalle da ripetere tre volte
  3. 15 minuti di bicicletta
  4. Una serie di esercizi per braccia, spalle e addominali da ripetere tre volte
  5. 10 minuti defaticanti di syncro
  6. DOCCIA!!!
Una cosa sulla quale mi preme soffermarmi è la postura. Giro panoramico su tutte le macchine che interessano il mio percorso. Spiegazione sull'utilizzo, sulla quantità del peso e raccomandazione sulla postura. Molto semplicemente Riccardo dice che "devo avere la postura da palestrato", perché è quella giusta per eseguire gli esercizi in maniera efficace e senza rischio di infortuni. Ovvero, schiena dritta, petto in fuori, pancia dentro e spalle aperte. Faccio una battuta più o meno così: "Allora devo camminare così da smargiasso? Quasi quasi mi faccio crescere le basette, mi faccio un tatuaggio maori sull'avambraccio, faccio crescere i capelli, metto una bandana nera con i teschi e pantaloncini aderenti." Riccardo rimane perplesso. A me sembrava divertente. Poi mi guardo intorno e capisco perché Riccardo non ride. Dietro di me, a poco più di due metri, c'è un esemplare di Homo Palestratus identico alla mia descrizione. Vallo a spiegare che non l'avevo visto e che stavo scherzando. Almeno non mi ha sentito, per via del troppo sangue affluito ai bicipidi.

Tranquillo e beato, inizio il mio percorso. Impossibile però rimanere concentrato sulla sola attività fisica. Claude Lévi-Strauss, che non è l'inventore dei bluejeans, avrebbe preso spunto per un libro dal titolo Tristi Palestre. Nelle pubblicità tutti quelli che fanno ginnastica, sono fichissimi, abbronzati e sorridenti. La mia palestra, come la famosa banca, è differente. Sembrano tutti incazzosi e serissimi. Tutti concentrati sui pesi da tirar su e i km da fare sul tapis roulant. Al bilanciere il top. Devo fare i miei esercizi con 5 kg di peso. Arrivo che tre ragazzi sono già lì. Tutti e tre tirano su 55kg più di me. Uno è sdraiato sulla panca, rosso paonazzo con le braccia in alto che reggono il bilanciere con 60 kg; un altro è in posizione di emergenza nel caso non reggesse più il peso; il terzo fa l'indifferente ma si vede lontano un km che sta sbirciando i culi delle signorine che fanno step nella stanza vicina. Finiscono il loro allenamento e mi offrono la panca, il tutto senza un cazzo di sorriso. Tolgo i 55 kg in eccesso e inizio i miei esercizi. Loro restano lì a guardarmi con l'espressione di chi sta pensando: "guarda 'sto sfigato che non riesce a tirare su nemmeno 10 kg!". Finisco e lascio la panca. La competizione, insita nell'uomo quando è in branco, li porta ad improvvisare una gara. Iniziano a pompare con 60, 65, 70 kg, lanciandomi occhiate di quintessenza di compatimento per il mio fisico da sfigato. Io li riguardo con aria perplessa e, a voce bassissima mi chiedo: "ma se avessero da trombare sarebbero qui a fare a gara a chi ce l'ha più duro tirando su 70 kg?". Col senno di poi, potevo anche dirlo a voce alta. Tutto il sangue ai muscoli gli avrebbe impedito di capire. Comunque procedo con i miei esercizi all'inseguimento del benessere psicofisico!! Vi regalo una chicca degli Skiantos che, nonostante tutto, riassume anche il mio pensiero.


sabato 3 aprile 2010

La mia prima volta in palestra: il riscaldamento.

Ai confini dei 40 anni arrivano le prime avvisaglie di cedimento. Non sono mai stato un grande sportivo ma, fino a sei anni fa, giocavo a pallone con gli amici, andavo in piscina e per comprare il giornale andavo in bicicletta o a piedi. Non ero certo munito di tartaruga addominale, braccia a mò di pale di mulino a vento e gambe bioniche, ma con il mio metro e 86 e i miei 72 chili tonici ero proprio un bell'ometto. Poi, colpa il lavoro e un brutta tendinite cronica al tendine di Achille, (nel caso foste interessati ho risolto così) ho smesso tutto. I chili sono diventati 80, nemmeno troppo tonici, e il metro e 86 è rimasto tale.

L'idea piano piano è maturata. A novembre sono andato a chiedere informazioni e prezzi della palestra; a gennaio mi sono munito di certificato medico e, infine, ad aprile (il 2 per la precisione) mi sono iscritto. Sono un tipo molto riflessivo, non amo prendere le decisioni senza elaborarle bene. Oggi 3 aprile 2010 ho esordito. Ero emozionato ma la fortuna mi ha regalato un palestra semi vuota: figure di merda limitate allo stretto necessario. Riccardo il mio personal trainer, nonché soccorritore in caso di sincope, mi ha chiesto cosa volevo ottenere, quale erano i miei obiettivi. Sono stato essenziale, specifico e molto chiaro. Li riporto come li ho elencati a lui, in ordine d'importanza:
  1. Non morire infartuato mentre faccio esercizi cardiotonici
  2. Non vedere un mio arto spezzarsi seguendo il peso di un attrezzo, preferirei che fosse il peso a seguire il mio arto
  3. Eliminare i chili di troppo
  4. Correggere la postura della schiena
Il mio amico Riccardo, all'inizio un tipo molto cordiale e simpatico ma che nel seguito degli esercizi si rivelerà una sorta di nazista con problemi di tolleranza verso i soggetti fisicamente deficitari, mi piazza su una macchinetta chiamata Syncro, che simula la camminata. "Ok, 15 minuti  a difficoltà 4 e cerca di mantenere una velocità sopra i cento, intanto ti preparo il resto della scheda. Buon lavoro". Parto bello convinto e fiducioso. Divertente... per i primi 2 minuti e 30 secondi. Ne mancano ancora 12 e mezzo. Il ritmo c'è, sono sopra i cento ma sudo come una porchetta in un forno a 200°. Mi manca la mela in bocca. A 6 minuti avverto le prime contrazioni. In un barlume di lucidità mi ricordo di essere un uomo e che non posso avere contrazioni uterine. Appena il barlume sparisce, ritorno a pensare che siano contrazioni non da travaglio ma di “Braxton Hicks” che spesso vengono confuse con le contrazioni del travaglio vero e proprio. In completa assenza di ossigeno al cervello inizio a pensare al nome del nascituro. Opto per Camillo e Luigia o Vercingetorice e Sharon, dipende dal sesso: se ne farà poco i primi due, se ne farà tanto la seconda accoppiata. Siamo al minuto 10, 2/3 del percorso. Inizio a prendere coscienza che non arriverò ai 15 minuti. Le cose intorno a me iniziano a fluttuare, ho delle visioni. Mi sembra di vedere Hendrix che duetta con Jim Morrison; guardo al bancone e la receptionist è nuda, con sguardo lascivo mi chiama a sé. Mi guardo intorno. Cazzo, possibile che nessuno si accorga che sto avendo un ictus? Nessuno che mi dice che può bastare. Sono entrato in quella fase di autoconvincimento che la macchina non può vincere. Da lì scendo morto ma non mollo. 15 minuti devono essere, e 15 minuti saranno. Arrivo alla fine del tormento, vincitore e fierissimo di me stesso. Anche se, ve lo confesso, da metà percorso le mie visioni consistevano in questo:


Inutile dirvi che mi ha aiutato moltissimo tenere gli occhi chiusi. Al 15esimo minuto di supplizio la macchinetta infernale, che chiamano attrezzo per fitness, emette un beep. Sul display passano una serie di informazioni, per me senza senso, riguardanti il consumo calorico, i chilometri percorsi, il battito cardiaco e altro. Poi una scritta verde in stampatello: DEFATICAMENTO. Non ho nemmeno energie per portarlo a completamento. Grondante come un tetto ricoperto di neve a 20° e con la maglia rossa chiazzata di sudore, muoio per qualche minuto. Riccardo mi viene incontro. Mi guarda moribondo e soddisfatto esclama: "Vedo che la Syncro ha fatto il suo dovere. Questo è il riscaldamento che farai sempre, prima di iniziare il lavoro". Come "riscaldamento"? Questo è surriscaldamento! In questo quarto d'ora credo di aver contribuito all'allargamento del buco dell'ozono, alla distruzione di qualche centinaio di ettari di foresta amazzonica e allo scioglimento di 1/5 della calotta artica. Senza aver scorreggiato una volta, credo di aver inquinato quanto una Prinz del 1980!!!