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giovedì 25 novembre 2010

Meno male che "Il giornale" oggi ci dice la verità. Chissà, magari domani ci dirà anche cosa pensare...

Oggi mi è capitato sotto gli occhi Il giornale e, come ho già avuto modo di scrivere, non mi vieto di leggere nulla. Tra gli altri articoli mi sono imbattuto in questo dal titolo "Rai, le bugie diventano realtà", a nome di Paolo Bracalini. Alcuni passaggi sono veramente curiosi. Il centro di tutto sono le mistificazioni della Gabanelli, Floris, Fazio, Santoro ecc... ecc... Il buon Bracalini suggerisce al centrodestra di studiare ed apprendere le tecniche mistificatorie dei conduttori della Rai; tecniche che lo stesso Berlusconi ha dichiarato in diretta tv di conoscere molto meglio di tanti altri. Viene poi sottolineato il fatto che il nostro Premier sia stato costretto, più volte, a chiamare in diretta Ballarò per esprimere la sua posizione. La cosa incomprensibile è che Berlusconi lo si vede ovunque, tranne dove dovrebbe essere. E' l'unico politico, uno dei pochi, che ha sempre rifiutato qualsiasi ospitata che non gli permettesse il suo classico e, in questo caso, stucchevole e fazioso monologo. Mezza Italia vorrebbe vederlo in un contraddittorio televisivo, mentre l'altra metà di paese si accontenta dell'informazione passata da Rete4 e Tg1. Come mai l'autore dell'articolo non fa presente che l'esuberante Premier, prima promette di rispondere alle domande di Floris ma poi se ne guarda bene dal solo sentirle, accusando di mistificazione poco prima di attaccare la cornetta? Avrebbe potuto provare a difendere la posizione di un uomo, anzi ometto e non solo per la scarsa altezza, che ha una coda di paglia che fa provincia. Secondo Bracalini tutte le trasmissioni citate sono costruite per arrecare danno al Premier e al suo governo, facendo diventare verità le bugie. Potrei anche essere d'accordo, non lo sono però potrei. Io, quando mi sono trovato a fare i conti con persone che parlavano male di me, ho sempre preteso di affrontare viso a viso. Siccome la verità, e chi sa di essere dalla parte del giusto, non deve avere paura di nulla, Berlusconi dovrebbe andare ospite a Ballarò e provare queste cose. Accettare un confronto con chiunque cerca di infangare la sua reputazione. L'articolo si conclude con queste parole: "Epigono ma ben istruito è Fabio Fazio, che con Saviano ha costruito una liturgia televisiva che non accetta né prevede repliche." Accusa stupida quanto falsa. La critica sulla non accettazione delle repliche è proprio una dolorosa e disperata arrampicata sugli specchi, specialmente nella settimana che ha visto Maroni ospite per  replicare alle parole di Saviano. Prima di tutto, osserverei che è proprio il format ad essere così. Questo aspetto è forse conseguenza della maleducazione degli ospiti televisi attuali? Qualsiasi trasmissione che affronta problematiche sociali, politiche ed economiche, deve fare i conti con il disturbatore di turno che copre, spesso impedisce, l'esposizione della propria idea a qualcuno. Non so voi, ma io preferisco, senza ombra di dubbio, la liturgia di Saviano e Fazio, che permette a chiunque di parlare con tranquillità e calma, senza avere uno Sgarbi o un Vito (che fine ha fatto?) che se dici qualcosa che non condividono ti saltano in testa. Abbastanza perplesso per l'articolo in questione, procedendo nella lettura mi sono scontrato con questo: O vieni via con me oppure vai al diavolo. Cito: 
 
Molti si stupiscono che la tra­smissione abbia avuto un’audien­ce fenomenale: 10 milioni di spetta­tori. Dicono: com’è possibile che uno spettacolo tanto noioso, e co­stellato di banalità e luoghi comu­ni, sia piaciuto a una platea così va­sta? E suggeriscono: aboliamola e buona notte.
 
Già questa è una chicca da inserire in un vocabolario sotto la voce democrazia. Se 10 milioni di persone, che in Italia sono circa 1/6, seguono una trasmissione che consideri banale e piena di luoghi comuni, mi sembra presuntuoso pensare che tutti quei 10 milioni siano degli imbecilli. Amen, pazienza. Anche io ritengo il Tg4 e Il giornale mezzi di informazione scadenti ma non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di chiuderli. Per fortuna Feltri ci svela l'arcano, ricito:
 
La tivù, come qualsiasi co­sa di questo mondo, non è in grado di soddisfare tutti, ma deve -  per far quadrare i bilanci – cercare di in­trattenere il maggior numero di persone. Più riesce a incollarne al video e meglio è. Dato che si tratta di un media rivolto alle masse, il suo successo (o il suo insuccesso) si misura dalla quantità del pubbli­co e non dalla sua qualità (…). 
 
La domanda che sorge spontanea è la seguente. Caro Feltri, ma il discorso sulle masse, la quantità di pubblico e non la qualità, insomma questa lungimirante teoria, funziona anche per il governo Berlusconi?
 
   

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