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sabato 30 luglio 2011

Un giorno al mercato tra umanità polimorfa.

Oggi, vista la bella giornata di sole, sono uscito con la motoretta. Direzione biblioteca per prendere una guida per le vacanze, poi bar per colazione e infine mercato. Dopo aver dato un'occhiata ai quotidiani mentre sorseggiavo il mio cappuccio e smangiucchiavo la mia brioche, mi sono diretto al mercato per comprare della frutta e un polletto arrosto per il pranzo. Non credevo che entrando al mercato mi sarei proiettato in una dimensione parallela e variegata. Molto più variegata che parallela. Camminando tra i banchi di formaggi, frutta, vestiario, carne ed altri, che non saprei catalogare merceologicamente, ho perso la dimensione dello spazio e di me stesso.

Mi sono trovato immerso in una varieta umana così "varietà" da domandarmi dove diavolo fossi finito. Se mi giravo mi sembrava di essere alla Baia Imperiale, se mi giravo dall'altro in un night club... e di livello piuttosto scadente. Dopo la fase di smarrimento, man mano che ritrovavo un equilibrio, ho maturato l'idea di cambiare lavoro. Potrei fare lo stilista. Ci sono due condizioni imprescindibili e opposte per fare questo lavoro: avere un grandissimo senso del gusto o non averne affatto. In entrambi i casi si nasce, con la differenza che acquisire il senso del buongusto è impossibile, perderlo invece no. Io potrei perdere la mia quantità media di buon gusto e dedicarmi a disegnare abiti e accessori privi di gusto.

Questa riflessione mi è nata mentre i led rossi del banco del pollo segnavano il numero 07 ed io avevo in mano il cartellino numero 53. Intorno a me c'era un mondo da esplorare che andava dalla mamma over 40 vestita come la figlia nemmeno quattordicenne; alla coppia di ragazzi iper tatuati con decorazione al limite dell'assurdo (una M&M's con braccine e gambine sull'avambraccio che faceva il paio con la scritta "Made In Italy", una coppia di dadi sotto l'orecchio destro, una carpa (I suppose...) sul polpaccio, due ciliege rosse modello slot machine sull'altro braccio, ecc... ecc...). La cosa più inspiegabile sono le frotte di signore che in giornate calde di fine luglio, fanno la spesa al mercato vestite come se dovessero andare ad una serata al billionaire di Briatore: tacchi da 24, borse piene della spesa e pavimento di porfido non mi sembra una convivenza felice. In mezzo a tutta questa calca di umanità polimorfa e variopinta, ogni tanto, spunta l'uomo con la barba di qualche giorno con i vestiti da lavoro. Probabilmente appena smontato dal turno è lì per mangiare qualcosa di veloce per poi andare a casa, lavarsi e mettersi a dormire.

Sembra una scheggia impazzita. Fastidioso come una crepa in una statua di Canova. Come? Tutti hanno messo il vestito migliore, quello per il matrimonio o il funerale, e tu vai in giro vestito da lavoro? Sarà che all'operaio stravolto dalla stanchezza manca un po' di presenza di spirito. Io sono quasi dell'idea che se si atteggiasse come a dire "non è una tuta da lavoro è la collezione man on work di Cazz' & Mazz'"... la volta successiva al mercato si vedrebbero molti emuli...

Comunque... se siete interessati a collaborare con la mia nuova attività di stilista fatemelo sapere. La regola base è informarsi su quali i 10 comandamenti dello stilista e infrangerli...

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