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lunedì 5 settembre 2011

Una serata al supermercato tra ottimismo e senso della realtà.

Di rientro dalle vacanze ho pianto. Non perché le vacanze fossero finite, ahimé, no. Ho pianto perché dopo un paio di settimane in giro tra spagna e francia, rientrato a casa, più o meno alle 20.30, ho fatto un salto al supermercato per comprare qualcosa per la cena. Proprio due cose: insalata, pane, pomodori e due bistecchine. Il supermercato, a due passi da casa, chiude alle 21.30. Immancabile arriva l'annuncio via altoparlante. Mi dirigo a pagare. Davanti alla cassa trovo un coppia sciatta con tre bambini. E' incredibile lo stridore tra l'allegria dei tre bambini piccoli che ridono di gusto nel carrello e l'aria funebre dei genitori. Mi viene da pensare che la madre è proprio priva di amor proprio con quei capelli mal tenuti e il padre sembra proprio l'immagine della morte con un pallore impressionante. Come in una bolla di sapone cado nella realtà e mi sento una merda. D'improvviso mi accorgo che gli acquisti della coppia davanti a me consistono di plasmon, latte, omogenizzati, pannolini e qualche altro prodotto per bambini. Niente altro. Vedo il volto della commessa come pietrificato, continua a battere sulla cassa, insistentemente. Poi si rivolge al padre dicendo che gli omogenizzati non sono più in promozione. In quel momento mi accorgo che tutta la spesa è stata pagata con pochi euro e tantissimi buoni spesa, quelli che ti danno dopo un tot di acquisti o che si ritagliano dai giornali. Vedo il volto del padre assumere un'espressione che non so descrivere. Bofonchia qualcosa alla moglie che allarga le braccia, poi tira fuori un sorriso disperato dicendo "prendo solo questo". Si riferisce ad un confezione da due vasetti di omogenizzati. Le altre quattro non può pagarle. Sarà che ho due nipotini, sarà che in fondo sono molto meno merda di quello che faccio credere, saranno stati i sensi di colpa... guardo la commessa e la prego di batterli che li pago io.

Il padre mi guarda silenzioso. In quel silenzio capisco che accetta questa umiliazione (ma non c'è nessuna umiliazione nell'aver bisogno di aiuto) solo perché si tratta di omogenizzati; fosse stato cibo per lui non lo avrebbe mai fatto. Gli faccio un sorriso leggero, più imbarazzato che altro. Si allontanano: i genitori guardando mesti per terra, i figli sempre allegri e chiassosi nel carrello.

A questo punto la commessa esplode. Dice di non essere insensibile che non è colpa sua. I prezzi sono registrati e lei non può farci nulla. Piange come una fontana. Arriva una collega a vedere cosa è successo. Mi confessano che il turno di chiusura è un inferno. Ci sono tantissime persone nella stessa situazione, arrivano a quell'ora a far la spesa per vergogna. Gli anziani sono quelli messi peggio, frugano nella verdura e nella frutta, cercano i prodotti che iniziano a marcire, sperando di poterli prendere senza pagare. Le commesse purtroppo non possono farci nulla, ormai hanno fatto l'occhio e individuano subito chi si trova in questa situazione: li vedono passare avanti e indietro con i carrelli quasi vuoti che aspettano una cassa libera.

Io sono tornato a casa con la mia spesa e, dopo aver chiuso la porta, ho pianto.

Ps. e intanto un pranzo alla buvette costa intorno ai dieci euro...

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1 commento:

Stefania248 ha detto...

Purtroppo ci sono famiglie che devono ricorrere alla Caritas per mangiare e vestirsi. Persone che sono state sfortunate nella vita, che hanno perso il lavoro, o peggio non possono lavorare a causa di una malattia. Eppure questa società non è in grado di aiutarli. C'è qualcosa che non va in questo sistema, anzi che va cambiato.