A noi, assassini con i piedi nello zucchero che il nostro desiderio di dolcezza è costato vite e traversate oceaniche. Per noi persi su strade senza vento, in discorsi senza senso che per far male non perdiamo un momento. Noi, maledetti, figli di padri negrieri e padri di figli dalle vene rinsecchite. Noi che raccontiamo del nostro amico Gesù e gli altri che a Dio non ci credono più. Noi che figli di puttana sono loro e poi benzina sprecata a chiedere quanto vuoi. Noi, cieli di latte e cenere che oggi potrei morire. Noi occhi begl’occhi se mi lasci non vivo. Odore di mare da portarsi addosso che il mio sogno era fare il marinaio. Noi che viviamo ma forse sarebbe meglio dedicarsi ad altro. Noi che confondiamo l’amore con il colore dei capelli, e che consideriamo felicità non avere il mal di denti. Noi delinquenti, ladri, stupratori che quando moriremo in fondo era un bravo ragazzo. Noi profumo di solitudine, anfratti e piscio secco. Noi musica suadente, gocce d’eroina, pasti caldi e occhiate ammiccanti. Noi sudore, nervi tesi, fratelli di falliti. Noi che abbiamo una donna che ci ama nell’unico posto che non vedremo mai. Onde e onde e chiedersi cos’è che muove il mare. Cristoforo Colombo perché non ha voluto me per la sua avventura? E tu perché non mi vuoi per dividere ciò che ti rende speciale? Noi corde di impiccati è l’ultima cosa che ci rimane da fare. Noi complessi edipici mai superati. Noi che ti chiamo io domani sera sapessi solo chi sei. Noi che vorremmo vivere in un’altra città. Vicoli e ombre di marinai con sangue vivamente salato. Noi che non riusciamo in nulla e loro che ad ogni impresa, per rotte sconosciute, arrivano nelle Indie. Noi che non riusciamo a salpare nemmeno nei sogni e loro che non sanno di aver scoperto il nuovo continente. Noi che dopo tanti fallimenti tirano l’acqua e ce ne andiamo e loro che dopo tanta fatica, un cartografo frettoloso, questa terra è…l’America.
Benvenuto!
giovedì 12 febbraio 2009
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