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mercoledì 10 giugno 2009

Il sogno di un assassino

Uccidere. La prima uccisione la si ricorderà per sempre; è come fare l’amore, forse meglio. Ti ritrovi con una vita in tasca, una vita non tua che puoi buttare, conservare, mangiare poco per volta O usarla semplicemente per ricordarti della tua cattiveria. I ricordi e i sensi di colpa m’inondano l’anima. Come il fumo della sigaretta inonda i polmoni. Mi risveglio sdraiato, con un vestito di lino bianco, la testa sulla mano destra e il gomito puntato a terra. Contemplo la mia ragazza dal basso mentre sputo il fumo che seguendo il suo corpo ne delinea le forme. Ballando nell’aria si eleva, elevandomi; arrivando al soffitto, correndo sul soffitto, cercando una via per fuggire. Poi lo perdo di vista. Non so se si infiltra nel cemento proseguendo il suo volo danzante. So solo che sparisce, come questa preoccupazione. Rimango attonito guardando quella ragazza che non riconosco più come mia. Avevo bisogno di lei fino a ieri ma oggi ho ucciso e mi sento diverso. Cosa mi ha cambiato? Il tempo che fugge, facendomi sentire la caducità della mia pelle, dei miei capelli, dei miei muscoli; e il fumo che mi fa toccare la vita e i sentimenti, che amplifica le mie percezioni facendomi sentire gli insetti che rosicchiano la mia carne e mi fanno stare male. Lei piange ora. Non si sente più necessaria alla mia esistenza. "Sono stata con te solo per amore" mi dice, mentre faticando cerca di raccogliere le lacrime che tintinnano e rotolano come gocce di mercurio. Io sento ancora quelle parole squarciarmi il corpo. Mi sento sempre più leggero. Mi sto dissolvendo. Sto capendo finalmente dove finisce il fumo: muore trovando nel nulla la vita eterna.

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