
Una volta eletto presidente, al principio governò democraticamente, malattia che lo abbandonò subito. Le sue riforme agricole, attuate con la redistribuzioni dei terreni, giovarono tantissimo ai Filippini ma solo se familiari del presidente che, tra le altre cose, beneficiarono anche di notevoli vantaggi politici.
Nel 1972, grazie ad una democratica legge marziale, arrestò senza ritegno i suoi avversari politici. Con altri fu più magnanimo, permettendo la partenza per l'esilio. Nel 1973 con una nuova Costituzione si arroga le funzioni di Capo di Stato e Primo Ministro. Nei nove anni di legge marziale la dittatura di Marcos divenne evidente.
Da uomo previdente, portò miliardi di dollari del Tesoro filippino su conti esteri sicuri. In tutto questo, la dolce mogliettina Imelda, viveva di eccessi e sfarzo, tra quadri di Gauguin, Picasso, valige di preziosi, che l'hanno resa famosa in tutto il mondo. La leggenda narra che avesse una collezione di più di 3000 paia di scarpe, perfettamente allineate per colore.
Ma tutti i sogni, in questo caso è meglio parlare di incubi, finiscono. A mettere la parola fine a questa dittatura fu una rivoluzione democratica, magari nemmeno tanto democratica. Ci furono delle elezioni, con brogli e troppe cose in chiaro scuro. Per farla breve, i filippini deposero Marcos e la bella moglie che oggi piange lacrime amare. Eh sì, dopo anni di ricchezza ed esilio dice di essere rimasta senza soldi. Strano, solo nel 2007 stava lanciando in grande stile la sua nuova linea di bijoux.
Come cambiano i tempi. Da imperatrice di Manila a squattrinata che chiede pietà. Per quanto mi riguarda non mi impietosisce per niente.
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